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Cronaca San Marco / Piazza San Marco

A San Marco ormai è tutto chiuso, i commercianti invocano contributi subito

Tra l'acqua granda di un anno fa e l'epidemia, i caffè e le botteghe sono in grave difficoltà economica. Oggi hanno lanciato un appello alle istituzioni: «Servono interventi legislativi ad hoc»

È trascorso un anno dall’acqua granda del 12 novembre 2019, nove mesi sono passati dall’inizio della pandemia: un lungo, lunghissimo periodo di crisi per le attività economiche di Venezia. I commercianti dell'Associazione Piazza San Marco oggi hanno insistito sulla gravità del momento: «Tutti i caffè storici della piazza sono chiusi, almeno fino ai primi di dicembre - riepilogano - e quindici attività commerciali hanno già abbassato le serrande», mentre i fatturati sono calati paurosamente, i lavoratori sono in cassa integrazione e «gli aiuti economici stanziati sono ancora insufficienti per coprire le spese. Siamo stati lasciati soli», dicono.

Contributi mirati

In concreto, Associazione Piazza San Marco chiede che l’erogazione dei risarcimenti per l'acqua alta sia immediata. Il presidente Claudio Vernier ha spiegato: «Sia chiaro, non stiamo chiedendo di poter rimanere aperti. Ma non vogliamo essere dimenticati. Ci aspettano mesi durissimi. Se non si interviene subito, ad esempio sulla questione legata alla regolamentazione degli affitti e sui sostegni ad hoc, tante attività commerciali saranno perse per sempre, impoverendo la città». «È una situazione drammatica - insiste - Alcuni di noi hanno fatto debiti in questi 12 mesi che non avevano fatto in decine di anni. Questa è tra poche zone con attività gestite da chi vive in città. Il 90% delle attività dell'area marciana in questo momento è chiuso, mentre il 30% ha chiuso definitivamente, un dato che probabilmente crescerà di qui ad aprile». L'associazione ha calcolato che tra caffè, alberghi e negozi sono impiegate oltre 3000 persone.

I danni delle liberalizzazioni

Ciò che serve, in particolare, sono aiuti economici mirati e calcolati in base ai cali di fatturato, anziché contributi a pioggia. E poi una legislazione specifica per le città d'arte, che tuteli le aziende locali. «Siamo convinti - dicono che sia necessaria una deroga alla legge Bersani-Bassanini per i centri storici delle città d’arte, come Venezia. La liberalizzazione delle licenze ha portato alla crescita di aziende di bassa qualità, che hanno indebolito quelle esistenti e contribuito a creare una città solo a misura di turismo». Una delle spese più gravose, per i commercianti, è quella dell'affitto dei locali. «Bisogna agevolare chi affitta a residenti: a Venezia serve una politica residenziale seria. Alcuni gestori hanno trovato accordi con i proprietari, magari fino a fine 2020. Sono accordi tra persone consapevoli di una situazione drammatica, ma non ci sono strumenti legislativi che diano garanzie».

Ancora attesi gli indennizzi più grossi

Raffaele Alajmo, vicepresidente dell'assiciazione, ha specificato: «A un anno dall’acqua granda, i grandi danneggiati sono ancora in attesa degli indennizzi. Eppure i fondi ci sono, sono stati in parte destinati lo scorso anno e in parte raccolti da migliaia di donazioni da parte di tutto il mondo. Il Comune di Venezia è intervenuto sul rimborso dei danni inferiori ai 20mila ma per i danni superiori l’erogazione è decisa a Roma. Chiediamo quindi che il presidente del Consiglio istituisca una task force che studi i dossier che ogni azienda ha prodotto e inviato certificando i danni, affinché i fondi siano messi a disposizione».

Il video di Venessia.com

L'associazione Venessia.com ha realizzato nei giorni scorsi un filmato che documenta «la situazione disastrosa» in cui versano le attività economiche veneziane. Le immagini e le interviste sono realizzate da Andrea Rizzo.

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