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Cronaca Mestre Centro

Una collaborazione "anti Covid" tra l'Ulss 3 e la comunità bengalese

È stata avviata oggi con l'intento di contrastare la diffusione dell'epidemia tra le famiglie bengalesi mestrine. In tutto ci sono tra i 130 e i 150 casi di positività, molto spesso "singoli"

Tra la comunità bengalese veneziana e l'Ulss 3 si apre una fase di collaborazione per contrastare più efficacemente la diffusione dell'epidemia di coronavirus: molti dei casi recenti di positività, infatti, si sono verificati proprio tra le famiglie bengalesi residenti a Mestre, che tendono a condividere sia la vita privata che i luoghi di lavoro.

In città sono 5 o 6mila persone (in continuo ricambio) e circa un terzo di loro lavora nelle tante ditte che operano in subappalto nei cantieri navali collegati alla Fincantieri: negli ultimi giorni, tra i bengalesi, sono stati riscontrati tra i 130 e i 150 contagi (sempre con sintomi lievi) e, oltre alle conseguenti indagini epidemiologiche effettuate dall'Ulss, in molti casi le ditte hanno volontariamente sottoposto a screening tutti i rispettivi lavoratori. Si parla di migliaia di tamponi, che per la stragrande maggioranza risultano negativi e che non hanno rivelato veri e propri focolai, ma piuttosto casi singoli con, al massimo, un ulteriore contagio: quindi, tutto sommato, anche su questo fronte la situazione sanitaria sembra essere sotto controllo.

È comunque necessario informare i componenti di questa comunità e agire al meglio in modo da limitare i contagi. Uno dei temi più delicati e importanti, per esempio, è gestire la quarantena in situazioni abitative in cui questo si rivela particolarmente complicato a causa della convivenza tra più nuclei familiari. Per l'azienda sanitaria l'incontro avvenuto oggi è l'avvio di «un dialogo costruttivo, per affrontare insieme questi tipi di difficoltà»: il direttore dell'Ulss 3, Giuseppe Dal Ben, ha spiegato che in questo modo la comunità bengalese «apre ad ogni azione che possa rendere più semplice l’indagine, il tracciamento dei casi, la gestione dei positivi e dei contatti che si verificano al proprio interno».

Gli obiettivi dell'iniziativa: garantire puntualmente i test alle persone che ne hanno il bisogno e il diritto, gestire i casi che necessitano di misure di isolamento o di cura, diffondere (anche superando le difficoltà linguistiche) le pratiche per il contrasto al contagio. Tra le possibili, ulteriori collaborazioni si sta valutando quella di un ambulatorio di riferimento per le persone bengalesi che non hanno un medico curante; nel frattempo si procede insieme all’individuazione di partner che possano garantire i trasporti verso i luoghi di esecuzione dei test e, quando necessario, verso i luoghi di quarantena; ancora, è stata avviata la costruzione di un elenco di mediatori culturali che aiutino la comunicazione nelle fasi operative.

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