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Cronaca

Omicidio di Francesca Vianello, Susanna Lazzarini condannata a 30 anni di carcere

La sentenza di primo grado, con rito abbreviato, nel pomeriggio di venerdì. Accolte in toto le richieste dell'accusa. La 53enne ha confessato anche l'uccisione di Lida Taffi Pamio

Trent'anni di carcere per Susanna "Milly" Lazzarini per l'omicidio di Francesca Vianello, l'anziana uccisa il 29 dicembre dell'anno scorso nel suo appartamento di corso del Popolo a Mestre. La 53enne, che poi dopo il suo arresto e la conseguente reclusione in carcere ha confessato anche l'omicidio di Lida Taffi Pamio, è stata giudicata colpevole dal giudice per le udienze preliminari Barbara Lancieri. Quest'ultima ha accolto in toto le richieste del pubblico ministero Alessia Tavarnesi, che, con il rito abbreviato, aveva appunto chiesto la reclusione per la Lazzarini di 30 anni. Il massimo possibile. Contestate anche le aggravanti della premeditazione e il "nesso teleologico", ossia la commissione del delitto per perpetrare una rapina.

La Lazzarini ha fornito delle dichiarazioni spontanee prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio ricostruendo le difficoltà della sua vita. I farmaci, la depressione. Il fatto che non sarebbe entrata in quell'appartamento con la volontà di uccidere ma di essere stata colta da un raptus al culmine di un diverbio. Di aver visto all'improvviso "tutto nero" e di essere consapevole di avere perpetrato il delitto, ma di averlo vissuto come "qualcosa di esterno". Come in un film. Scusandosi alla fine con i parenti della vittima.

Parole che non sono bastate ad ammorbidire la condanna. Del resto il quadro probatorio nei confronti della donna, assistita dall'avvocato Mariarosa Cozza, era piuttosto solido. Non solo la 53enne, dopo un lungo colloquio con il magistrato la notte di Capodanno preludio del suo fermo, aveva confessato di aver soffocato l'anziana con un cordoncino che aveva in borsa, ma le telecamere di sorveglianza della zona l'avevano immortalata proprio nei momenti immediatamente precedenti e successivi al delitto. I condòmini avevano raccontato che nei giorni prima dell'omicidio Francesca Vianello era preoccupata per un appuntamento che avrebbe dovuto avere con una certa "Milly", proprio il soprannome della condannata in primo grado. Vicino al cadavere venne sequestrato anche un pezzo del cinturino di un orologio trovato al termine di una perquisizione proprio nell'abitazione della Lazzarini, che poi utilizzò il bancomat della vittima per alcuni prelievi.

Il delitto, secondo la confessione della donna, era scaturito dalla mancata restituzione di 100 euro che Francesca Vianello attendeva. Il rimprovero sarebbe degenerato in colluttazione e quindi in omicidio. Alla 53enne, attualmente detenuta nel carcere di Trento, è stata contestata anche la premeditazione e la rapina: nella sua borsa non solo aveva il cordino con cui poi ha strangolato l'anziana, ma anche un paio di guanti. Al tempo spiegò questo fatto con la necessità di averne sempre un paio con sé per le necessità sanitarie della figlia. Con la sentenza di venerdì il giudice non le ha creduto. Ora con ogni probabilità la sentenza sarà appellata.

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