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Cronaca

Soffocati da burocrazia e fisco, gli artigiani annunciano: "Massima pressione sul governo"

I nuovi provvedimenti rischiano di costare 107 milioni alle imprese artigiane venete. Protesta dell'associazione simboleggiata da camicie di forza. "Presto incontri coi prefetti"

Burocrazia e fisco? Roba da matti: è lo slogan stampato su camicie di forza simbolo di uno Stato che "imprigiona" le imprese artigiane con un "eccesso di burocrazia e nessun passo coraggioso sul fronte del fisco, anzi". Senza opportune modifiche, avverte Confartigianato, l'insieme dei provvedimenti di impatto fiscale rischia di costituire un salasso da 107 milioni di euro di nuovi costi per le imprese artigiane venete.

Venerdì Confartigianato imprese Veneto ha presentato le richieste di emendamento proposte al decreto fiscale collegato alle Legge di bilancio 2018, i relativi impatti di minor costo per le Pmi e le imprese artigiane e le azioni di “denuncia” e “autodifesa” che verranno messe in atto nei prossimi giorni. Per il presidente Agostino Bonomo, infatti, con le nuove norme "si rompe il rapporto di fiducia tra il contribuente e lo Stato. Le imprese non possono continuare a pagare imposte in modo sempre più complicato e costoso e sempre più in anticipo. Non ci stiamo a essere considerati evasori a priori, salvo prova contraria". Tutto nel nome di una lotta all'evasione "che non ha ottenuto significativi risultati".

"Per questo avvieremo azioni di protesta e autodifesa - è stato detto - Da lunedì 13 novembre le nostre associazioni provinciali incontreranno i prefetti, consegnando loro il dossier di proposte simbolicamente avvolto in una camicia di forza". L'associazione si scaglia in particolare contro Imu, cancellazione del ravvedimento operoso, spesometro, sanzioni su comunicazioni Iva ed obbligo di fatturazione elettronica. "La nostra azione nei prossimi giorni, in fase di vaglio degli emendamenti, sarà pressante - avverte Bonomo - Proseguiremo poi durante la discussione del decreto fiscale in assemblea che inizierà il 15 novembre". "Il fisco non può ridursi a esborsi non sostenibili - conclude - che rischiano di generare ingiustizie e intasamento burocratico. Una cosa inaccettabile che sta facendo crescere la voglia di scendere in piazza".

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