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Cronaca

Scandalo Mose, il Consorzio parte civile nel processo contro Milanese

La mossa del Cvn, "segnale di discontinuità con la passata gestione", ufficializzata martedì alla prima udienza del dibattimento a Milano

Il Consorzio Venezia Nuova e il ministero dell'Economia chiederanno di costituirsi parte civile al processo con rito immediato a carico di Marco Milanese, l'ex braccio destro di Giulio Tremonti imputato a Milano per il caso Mose. La richiesta è stata preannunciata martedì mattina alla prima udienza del dibattimento che si è aperto davanti alla quarta sezione penale del Tribunale, presieduta da Oscar Magi. Il dibattimento è stato rinviato al prossimo 8 gennaio 2015. Il legale di Milanese ha depositato anche una richiesta di revoca della misura della custodia cautelare nei confronti del suo assistito, che si trova recluso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano.

Il Cvn, come ha spiegato il suo legale, l'avvocato Titta Madia, ha intenzione di costituirsi parte civile anche "come segno di discontinuità con la vecchia gestione" di Giovanni Mazzacurati. Il processo che ha preso il via martedì davanti a giudici milanesi ha al centro il filone di indagine, trasmesso per competenza territoriale da Venezia a Milano, che riguarda due episodi di corruzione nel quale sono imputati il generale in pensione della guardia di finanza Emilio Spaziante e l'ex amministratore delegato di Palladio Finanziaria Marco Meneguzzo. I due, la cui posizione è stata stralciata, hanno chiesto di patteggiare rispettivamente 4 anni e due anni e mezzo di carcere. Mercoledì la decisione del gup Chiara Valori.

Secondo l'accusa Milanese sarebbe stato il destinatario di una mazzetta da 500mila euro che il Consorzio Venezia Nuova, allora presieduto da Giovanni Mazzacurati, gli avrebbe fatto avere attraverso Meneguzzo. Lo scopo della dazione era di far sì che nelle decisioni del Cipe entrasse la voce 'Mose' per avere nuovi stanziamenti pubblici. Il secondo episodio contestato ha al centro un'altra presunta tangente da 500mila euro, contro una promessa di 2,5 milioni, che sarebbe stata versata sempre da Mazzacurati e sempre tramite Meneguzzo, per corrompere Spaziante in merito a verifiche fiscali.

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