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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Controlli dei Nas in case di riposo e ospedali: due multe

Tredici strutture passate al setaccio da parte dei carabinieri in provincia di Venezia. L'operazione, svolta a livello nazionale, ha riguardato anche le province di Treviso e Belluno

Una mancata autorizzazione all’esercizio, una irregolarità di tipo strutturale, tecnologico e organizzativo. È l'esito dei controlli svolti dai carabinieri del nucleo Nas (Nuclei antisofisticazione e sanità) che nelle scorse settimane hanno passato al setaccio 13 tra case di riposo, Rsa e ospedali della provincia di Venezia. Nella zona di Treviso sono state 18 le attività controllate (con due multe per carenze igienico-strutturali e una per un estintore non revisionato), altre tre invece in provincia di Belluno (trovate due violazioni a livello igienico e strutturale).

Il monitoraggio è stato svolto a livello nazionale. I carabinieri, d’intesa con il ministero della salute, dalla metà del mese di novembre hanno pianificato e svolto controlli in tutta Italia presso strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private che, per sopperire alla carenza di personale e garantire l’erogazione dei servizi di cura ed assistenza, ricorrono sempre più spesso a contratti di appalto per avvalersi di professionalità sanitarie - medici, infermieri ed operatori sanitari - forniti da società esterne, solitamente riconducibili a cooperative.

Per verificare la correttezza di tale modalità di reclutamento, l’adeguatezza dei titoli abilitativi e il rispetto dei turni, in aderenza ai contratti nazionali di categoria, sono stati svolti accessi presso 1.934 strutture sanitarie, monitorando 637 imprese/cooperative private e verificando l’idoneità di oltre 11.600 figure tra medici (13%), infermieri (25%) e altre professioni sanitarie (62%), tra operatori socioassistenziali, tecnici di laboratorio e altre, riscontrando irregolarità in 165 posizioni lavorative. I Nas hanno segnalato complessivamente 205 persone, tra responsabili di cooperative, titolari di strutture sanitarie ed operatori sanitari, di cui 83 all’Autorità giudiziaria e 122 a quella amministrativa.

In particolare, sono stati denunciati 8 titolari di cooperative per l’ipotesi di reato di frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture: sono ritenuti responsabili di aver inviato personale di assistenza ausiliaria presso ospedali pubblici in numero inferiore rispetto a quello previsto dalle condizioni contrattuali con l’Azienda sanitaria, o impiegato semplice personale ausiliario, privo del prescritto titolo abilitativo, anziché figure professionali socio-sanitarie (oss), e, infine, personale medico non specializzato per l’incarico da ricoprire.

Al riguardo, è stata accertata la fornitura di medici con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente - anche sopra i 70 anni - e l’impiego esternalizzato di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri, come la fornitura presso reparti di ostetricia di personale sanitario non formato a gestire parti cesarei; o, ancora, personale medico da impiegare presso il pronto soccorso non specializzato in medicina di urgenza. Sono emersi molteplici casi di esercizio abusivo della professione (43 operatori), in particolare riguardanti lo svolgimento di attività infermieristiche in assenza di iscrizione all’albo e senza il riconoscimento dei titoli acquisiti all’estero, frequentemente favorite dalla mancanza di verifica preliminare da parte dei responsabili delle cooperative.

In un caso una cooperativa attiva nella provincia di Latina ha fornito un medico, già in servizio presso un ospedale pubblico in rapporto esclusività, ad un nosocomio di un’altra provincia per ricoprire turni di guardia. Numerose le violazioni evidenziate dai Nas circa l’impiego di figure sanitarie esterne, collocate in attività lavorativa senza l’adeguata formazione sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono state accertate e contestate anche violazioni per carenze autorizzative, funzionali e strutturali che hanno determinato, nei casi più gravi, la chiusura di 5 strutture socio-sanitarie.

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