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Cronaca

Coranavirus: la Camera penale preme per trasferire detenuti nelle case Ater

La proposta del segretario Luca Mandro. Martini: «Occasione per misurare la politica». Lihard: «Tutelare la polizia penitenziaria». Speranzon: «Pronti a collaborare, ma prima ci sono i meritevoli»

Detenuti trasferiti nelle case di proprietà dell'Ater. La proposta viene ancora una volta dalla Camera Penale di Venezia, attraverso un nuovo comunicato. «Abbiamo contattato il presidente (Raffaele Speranzon) - si legge nel comunicato del segretario dell'organo di diritto penale, l'avvocato Luca Mandro - e l'assessore alla Coesione sociale (Simone Venturini) del Comune di Venezia, proponendo anche un tavolo di lavoro operativo per definire gli interventi più idonei e urgenti per arginare il rischio di trasmissione della malattia, Covid-19, all’interno delle carceri. Per la Regione Veneto è previsto uno stanziamento pari a 475.000 euro, rivolto a interventi quali la collocazione in unità abitative indipendenti o di accoglienza. Sul tema - viene precisato - intendiamo sollecitare, anche tramite gli amministratori locali, i privati e il mondo delle imprese, cpme Federalberghi.

C'è la conferma della disponibilità «ad avviare una collaborazione con il Comune per affrontare il tema», dice il presidente dell'Ater Venezia, Raffaele Speranzon. Un'altra cosa è disporre materialmente degli alloggi. L'aver messo a disposizione, temporaneamente e per l'emergenza coronavirus, alcune abitazioni, «in via del tutto eccezionale per i sanitari», afferma Speranzon, costituisce già una "deroga". Man a mano che verrà meno la ragione della concessione degli appartamenti, cioè dare un tetto temporaneo ai sanitari arrivati da fuori provincia, se non da fuori regione, per svolgere il loro lavoro nelle Terapie intensive, la situazione tornerà alla normalità. «Ater non può sottrarre alloggi destinati ad altre categorie di persone fragili e meritevoli di tutela secondo i criteri stabiliti dalla legge 39 del 2017. Per il resto, ben comprendiamo la situazione emergenziale dei detenuti», conclude. 

L'iniziativa della Camera penale veneziana «apre una sfida alle istituzioni che richiede coraggio e grande capacità di coinvolgimento dei vari soggetti sociali che dovrebbero diventare protagonisti di questo processo - scrive Giovanni Andrea Martini, presidente della Municipalità di Venezia Murano Burano - La Magistratura di sorveglianza già oggi possiede la capacità di applicare varie misure alternative alla carcerazione, ma deboli e timide sono le risposte, in questo caso del Comune di Venezia -  scrive Martini - come del resto gli stanziamenti messi a disposizione a favore delle attività carcerarie. Questa, come dice la Camera penale di Venezia, potrebbe essere l'occasione per misurare le volontà politiche in relazione all'umanizzazione della pena e per l'affermazione dei diritti costituzionali».

«Sin dai primi giorni dell'emergenza Covid abbiamo evidenziato come il contrasto al diffondersi del contagio dovesse avvenire a partire dal territorio e soprattutto negli spazi assistenziali ristretti (case di riposo, strutture di ricovero intermedie, carceri, case dell'ospitalità). Queste strutture possono diventare micidiali focolai mietendo vittime tra ospiti ed operatori - scrive il Movimento per la sanità pubblica veneziana -. Importante è intervenire sulle carceri e a difesa dei lavoratori della polizia penitenziaria e dei detenuti. A Venezia occorre evitare ciò che è successo altrove: tanti positivi tra detenuti e agenti, sommosse e rivolte e il carcere di Santa Maria Maggiore soffre di sovraffollamento».

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