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Cronaca

Agenzie viaggio, è notte fonda: perso il 73% del fatturato. La crisi senza fine di Venezia

Le città d'arte sono tra le più colpite a causa dell'epidemia sanitaria. Secondo lo studio della Cgia di Mestre pagano di più lo scotto tour operator, cinema, teatri, alberghi e alloggi

Nel 2020, le agenzie di viaggio e i tour operator hanno perso il 73,2 per cento del fatturato, attività artistiche, palestre e piscine, sale gioco, cinema e teatri il 70; seguono alberghi e alloggi (-53%), bar e ristoranti (-24,7%), noleggio e leasing operativo (-30,3) e commercio/riparazione di autoveicoli e motoveicoli (-19,9%). Sono questi i settori più colpiti nell'anno dell'epidemia sanitaria secondo la Cgia di Mestre.

In termini assoluti, la perdita di fatturato più importante ha interessato il commercio all’ingrosso (-44,3 miliardi di euro). Seguono il commercio/riparazione auto e moto (-26,8 miliardi) i bar e i ristoranti (-21,3 miliardi), le attività artistiche, palestre, sale giochi, cinema e teatri (-18,3), il commercio al dettaglio (-18,2), gli alberghi (-13,9), le agenzie di viaggio e i tour operator (-9,3).

A rischio quasi 300 mila micro imprese

Secondo una recente indagine realizzata dall’Istat, sono 292mila in Italia le aziende che si trovano in una situazione di seria difficoltà. Attività che danno lavoro a 1,9 milioni di addetti e producono un valore aggiunto che sfiora i 63 miliardi di euro. Il numero medio di addetti per impresa di questa platea di aziende così a rischio chiusura è pari a 6,5. Si tratta di micro attività che, pesantemente colpite dall’emergenza sanitaria, non hanno adottato alcuna strategia di risposta alla crisi e, conseguentemente, corrono il pericolo di abbassare definitivamente la saracinesca.

I settori produttivi più interessati da queste 292mila attività sono il tessile, l’abbigliamento, la stampa, i mobili e l’edilizia. Nel settore dei servizi, invece, si distinguono le difficoltà della ristorazione, degli alloggi/alberghi, del commercio dell’auto e altri comparti come il commercio al dettaglio, il noleggio, i viaggi, il gioco e lo sport. Non tutti questi operatori economici chiuderanno definitivamente i battenti, tuttavia con lo sblocco dei licenziamenti previsto entro la fine del prossimo mese di marzo, molti degli addetti di queste attività rischiano di trovarsi senza un’occupazione regolare.  

La crisi nelle città d’arte

C'è un denominatore comune che caratterizza tutto il Paese: la crisi delle città d’arte ad alta vocazione turistica, tra cui, ovviamente, Venezia, che ha subito un crollo verticale delle presenze turistiche straniere. A fronte di questa situazione, «le filiere richiamate ubicate in questa città - spiegano da Cgia - sono risultate essere le più in affanno e probabilmente continueranno ad esserlo anche quest’anno, almeno fino a quando non raggiungeremo un tasso di vaccinazione che ci garantirà l’immunità di gregge e quindi la possibilità di spostarci liberamente».

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