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Cronaca

Prof di Ca' Foscari scopre un crocifisso di Michelangelo: è alla mostra "El Greco"

Sette nuove opere in mostra alla casa dei Carraresi, di cui due attribuzioni inedite. La "Deposizione di Cristo nel Sepolcro" e il "Cristo in Croce", trovato da Lionello Puppi

Il mondo dell'arte si arricchisce di un nuovo, importante ritrovamento. Il professor Lionello Puppi, emerito di Ca' Foscari, ha annunciato di aver scoperto il "crucifixo" di Michelangelo, di cui si parla nelle lettere dell'artista con Vittoria Colonna ma finora mai rinvenuto. Si tratta di un Cristo in croce databile al 1539, facente parte di una collezione privata, che adesso è in mostra all'esposizione “El Greco in Italia. Metamorfosi di un Genio” in corso ai Carraresi, di cui Puppi è curatore.

A quattro mesi dall'inaugurazione, la mostra non ha disatteso il principale intento del professore di concepirla come “un cantiere aperto”, un’occasione di studio e confronto su uno dei periodi più misteriosi di El Greco, quello della sua permanenza in Italia. Sette le nuove opere in mostra, di cui due nuove attribuzioni inedite. La “Deposizione di Cristo nel Sepolcro” (1570 circa), in anteprima mondiale, è stata da poco attribuita a El Greco; l’opera si ritiene essere una copia da un’incisione di Schiavone, a sua volta ispirata a un’opera grafica del Parmigianino, a riprova dell’influenza che il maestro emiliano ebbe sulla pittura di El Greco. La seconda opera, appunto il “Cristo in Croce”, è stata scoperta grazie alla visita in mostra di persone vicine ai proprietari che, colpite dalla sala delle Crocefissioni in cui El Greco viene accostato a capolavori di artisti a lui contemporanei tra cui Venusti, discepolo di Michelangelo, si sono rivolti al prof. Puppi affinché visionasse l’opera in questione.

Indagini diagnostiche, storiche e stilistiche hanno quindi dimostrato la compatibilità della tavola con il disegno dello stesso Buonarroti oggi conservato al British Museum di Londra e identificato dalla maggior parte degli studiosi con il “crucifixo” disegnato da Michelangelo per la gentildonna Vittoria Colonna, sua grande estimatrice e amica. Il capolavoro, secondo la tesi di Puppi, potrebbe quindi costituire l’inedita “pictura” del “Crucifixo” attribuibile a Michelangelo come opera donata alla nobildonna romana e sinora ritenuta perduta o mai eseguita. Sono tre le attribuzioni, già presentate da vari studiosi, che sono state confermate anche da analisi diagnostiche e stilistiche condotte dal Comitato Scientifico. Si tratta della “Santa Maddalena Penitente” (1575/1577), del Museu de Montserrat di Barcellona, attribuita a El Greco e ritenuta dipinta proprio durante la sua permanenza in Italia, ponendosi così come il primo modello di riferimento per tutta la serie delle “Maddalene” che il Theotokopoulos realizzerò in seguito; del “San Demetrio” (ante 1567), icona che si è rivelata autografa del Maestro in seguito alle perizie condotte per conto del proprietario da Mariella Lobefaro, restauratrice e massima esperta di icone, e avvallate dal Prof. Puppi. Per finire, non può non essere preso in esame il “Ciborio di Bettona”, databile 1572/1573, attribuito a El Greco, che ha aperto la via a una committenza umbra ancora tutta da indagare, con ipotesi di una possibile bottega dell’artista candiota.

È stata inoltre svelata l’identità del nobile raffigurato nel “Ritratto di Gentiluomo”, quadro già giunto agli onori della cronaca per il suo incredibile ritrovamento, dopo essere stato rubato al legittimo proprietario dai Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, anch'esso anteprima assoluta della mostra di Casa dei Carraresi. Il Gentiluomo ritratto viene identificato dal Prof. Puppi come Antonio II Brancaleoni, riconosciuto attraverso il confronto con gli affreschi presenti tuttora nel castello dei Brancaleoni a Piobbico, di cui uno raffigurante proprio Antonio II con la moglie e i figli. Le Marche si rivelano quindi teatro delle vicende italiane de El Greco e, insieme all'Umbria, segnano un'importante scoperta che fa luce sul periodo più oscuro dell’artista, ovvero le sue avventure umane e artistiche dopo aver lasciato Roma e la Corte del Cardinal Farnese. La mostra è aperta fino al 10 aprile.

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