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Cronaca Torre di Mosto

Muore per un malore a 45 anni, il marito presenta un esposto

Il compagno di Debora Berto chiede di far luce sulla sua scomparsa

Il malore che mercoledì 16 dicembre ha stroncato Debora Berto poteva essere diagnosticato in tempo, quando la 45enne di Torre di Mosto, cinque giorni prima della tragedia, si era recata in ospedale riferendo uno dei sintomi caratteristici dell’infarto? La donna si sarebbe potuta salvare? Sono queste, in estrema sintesi, le domande che il marito della vittima, Mirko Sacilotto, ha posto alla procura nell’esposto-denuncia che ha presentato, insieme al padre di Debora, ai carabinieri di Santo Stino di Livenza.

Sacilotto, assistito dai suoi avvocati, è in attesa che la Procura di Pordenone decida se aprire un fascicolo e disponga  un eventuale esame autoptico, che sarà decisivo per chiarire le cause del decesso. «Quello che sta tormentando i familiari della vittima - spiegano gli avvocati -, che oltre al marito lascia due figli di 15 e 17 anni, è il fatto che Debora da alcuni giorni lamentava dolori al polso e al braccio sinistro, tanto da essersi recata prima da un fisioterapista privato e poi l’11 dicembre al pronto soccorso di San Donà».

«Qui i medici, dalle radiografie, le hanno riscontrato una brachialgia - continuano i legali -. La paziente è stata dimessa con una terapia farmacologica, da assumere in cinque giorni, e con la prescrizione di una risonanza magnetica relativa però al tratto cervicale, che era già stata prenotata e che avrebbe dovuto effettuare proprio il giorno del decesso». Nei giorni seguenti i dolori provati dalla signora in effetti si sarebbero affievoliti, ma, dicono i legali, «con ogni probabilità su questi “illusori benefici” hanno inciso gli antidolorifici molto forti che assumeva. La famiglia Sacilotto non colpevolizza nessuno, ma chiede, con forza, delle risposte».

Il 16 dicembre Debora Berto, alle 12.40, si è accasciata sul tavolo, vittima di un evidente malore: allertato dal figlio, il marito, che si trovava nel giardino di casa, aveva chiamato il 118 e le aveva praticato il massaggio cardiaco fino all'arrivo dei soccorritori, che però non avevano potuto fare nulla per salvarla.

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