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Piano del commercio

Venezia, ecco il regolamento che blocca l'apertura di negozi di bassa qualità

Nelle aree più turistiche e negli edifici di valore culturale si potranno aprire solo attività "decorose". L'assessore Costalonga: «Così fermiamo l'illegalità»

L'amministrazione comunale cerca di mettere un freno alla diffusione dei negozi di bassa qualità a Venezia, ma soprattutto alle attività "apri e chiudi" che guadagnano tanto e non versano quasi nulla al Fisco. Una nuova delibera, voluta fortemente dall'assessore al Commercio Sebastiano Costalonga, individua zone, direttive ed edifici della città storica in cui sarà vietato aprire negozi di souvenir e paccottiglia, bar, take away, distributori self-service e simili. Resta possibile insediare botteghe di artigianato, ortofrutta e macellerie, librerie e in generale tutte le attività rientranti nelle categorie collegate alla residenza, in base al codice Ateco.

Un freno a paccottiglia e illegalità

Costalonga, che ha presentato la novità oggi, ha spiegato che il provvedimento serve per far tornare la città a «una dimensione culturale e commerciale che negli ultimi anni è stata stravolta». L'iniziativa deriva, in particolare, da «un fenomeno dilagante di illegalità finanziaria che il Comune ha studiato assieme alla guardia di finanza», quello delle società «che aprono e chiudono nel giro di 3 anni, non pagano le tasse e ricominciano. I ricavi finiscono tutti all'estero, non generano ricchezza per la città e causano concorrenza sleale». Ora, come evidenziato dall'avvocato Giuseppe Chiaia che ha lavorato alla stesura della delibera, «si cerca di affermare che la difesa del patrimonio culturale è prevalente rispetto alla libertà di impresa. Ed è il primo caso nazionale di questo tipo». Stefania Battaggia, direttrice area Imprese del Comune, ha ricordato che si tratta di «uno strumento di limitazione valido nelle aree di pregio, che ha già funzionato con altre vecchie delibere e che ora vogliamo applicare su aree più estese».

La mappa per le aperture

L'obbligo di aperture di qualità sarà operativo all'interno di aree definite in modo preciso sulla mappa: sono le zone più coinvolte dal turismo di massa (i classici percorsi come Strada Nova, Ormesini-Misericordia, San Polo-Rialto, Santa Margherita, eccetera), gli edifici che hanno un vincolo culturale, e l'intero sestiere di San Marco. Per individuarle, il Comune ha analizzato i flussi turistici (aggiornando, grazie al monitoraggio eseguito dalla smart control room, le vecchie rilevazioni effettuate nel 2014) e censito migliaia di immobili di valore artistico presenti in città. La misura, anche se non incide sui negozi già esistenti, dovrebbe avere effetti concreti nella lotta all'illegalità: questo perché le famose società apri-chiudi, nel momento in cui cessano l'attività, non potranno avviarne una nuova a meno che non rientri nelle categorie consentite. Oppure, specifica Costalonga, «chi riapre con la vecchia categoria merceologica dovrà prendersi in carico la vecchia società, compresi i debiti». Infine, sono previste misure di adeguamento dell'impatto estetico e visivo delle attività, a cui dovranno adeguarsi anche quelle già esistenti.

Sperimentazione di tre anni

L'ordinanza avrà durata triennale e sarà accoppiata a quella, già operativa, che era stata definita "anti kebab" e che si concentrava sulle attività take away. Ora dovrà avere l'approvazione del Consiglio comunale, quindi richiederà un'intesa con la Regione e con la soprintendenza. «Mi auguro - ha concluso Costalonga - che sia operativa già prima dell'estate. È possibile che, nel tempo, l'applicazione di queste norme porterà a delle vetrine chiuse, ma spero che alla lunga questo convincerà i proprietari dei muri ad abbassare gli affitti. Meglio avere dei guadagni più bassi, ma con un artigiano che porta valore alla città».

Il testo

Nello specifico, la delibera prevede che negli esercizi che si affacciano sulle aree interessate da flussi pedonali intensi, negli esercizi ubicati in edifici sottoposti a vincolo culturale e in tutti gli esercizi ubicati nel sestiere di San Marco con le medesime peculiarità:

  • non sia consentito, per un periodo di tre anni, l’insediamento, anche per trasferimento, di attività di commercio al dettaglio del settore alimentare, l’insediamento di attività artigianali/industriali di produzione, preparazione e/o vendita di prodotti alimentari, nonché il loro ampliamento di superficie di vendita o di categoria merceologica, escludendo da tale divieto le attività di vendita di prodotti ortofrutticoli, le macellerie, le pescherie, le attività di vendita da parte di produttori agricoli dei propri prodotti, le attività artigianali di panificazione, pasticceria e di gelateria;
  • non sia consentito, per un periodo di tre anni, l’insediamento, anche per trasferimento, di attività che non prevedono obbligatoriamente la presenza di un addetto quali, a titolo di esemplificazione, tintolavanderie a gettone, locali attrezzati in modo esclusivo con apparecchi automatici per la vendita o la somministrazione, ecc.; consentire, nelle suindicate aree, per un periodo di tre anni, solo l’apertura, anche per trasferimento, delle seguenti attività, già previste per l’Area Marciana e l’Area Realtina:  - commercio al dettaglio e/o produzione del settore di moda di alta gamma;  - librerie;  - gallerie d’arte e antiquari; - arredamento e design;  - commercio e restauro di oggetti d’arte, cose antiche o articoli d’antiquariato, articoli di numismatica e filatelia, quadri e stampe;  - artigianato artistico, tipico, tradizionale e storico;
  • non sia consentito, per un periodo di tre anni, per le attività esistenti e diverse da quelle ammesse, di insediarsi per trasferimento da altre zone nelle aree sopracitate nonché di aumentare la superficie oltre il 10% della superficie autorizzata né introdurre altre categorie merceologiche non ammesse.

Sotto: la mappa con i percorsi di flusso intenso e gli immobili di pregio

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