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Cronaca Mirano

Nei supermercati l'anticalcare fatto con gli scarti, maxi sequestro

Una truffa da quasi 5 milioni di euro scoperta dalla Finanza. Decine i denunciati che sono riusciti a ingannare anche la grande distribuzione

L'anticalcare era prodotto con gli scarti di lavorazione. E fin qui tutto bene, nel senso che il contratto stipulato con la dirigenza di un grosso stabilimento di produzione della Riviera del Brenta prevedeva proprio questo: l'azienda avrebbe dovuto rifornirsi di questi scarti, lavorarli, inscatolarli e poi immettere il tutto sul mercato con una propria marca. Peccato che questo accadeva solo a metà: perché l'anticalcare raggiungeva effettivamente gli scaffali dei supermercati (sono stati effettuati sequestri dal Veneto al Napoletano) ma con confezione e brand identici al prodotto "originale", che per forza di cose aveva standard qualitativi (ma anche un costo) più elevato. La tenenza della guardia di finanza di Mirano, che ha condotto le indagini a braccetto con il Comando provinciale delle fiamme gialle di Venezia, ha tolto dal mercato oltre 53.500 confezioni contraffatte di deterisivo, per un valore di 470mila euro. Questo è "solo" quanto si trovava ancora nei centri commerciali, visto che gran parte delle confezioni contraffatte sono finite anche nelle case di ignari cittadini. Una truffa da oltre 4,8 milioni di euro, a giudicare anche dal contratto stipulato con lo stabilimento produttore e dal giro vorticoso di fatture ricostruito dai baschi verdi nell'ambito dell'operazione "Power Brand". 

Gli accertamenti sono scattati nel 2013, nel momento in cui un cliente di un supermercato di Mirano si è insospettito. La confezione che aveva in mano aveva una tonalità più tenue rispetto a quella originale. Di più: la chiusura era meno accurata. Era stata apposta solo una colla, quando invece il "vero" anticalcare si contraddistingueva per un meccanismo ben più elaborato. La conferma che qualcosa non tornava è arrivata quando si è visto che la fattura aveva qualche differenza rispetto al solito. Dopodiché un'altra segnalazione è arrivata anche dal Vicentino, da parte di una casalinga dall'occhio lungo. Elementi che hanno indotto i finanzieri a ritenere di essere sulla strada giusta. Nemmeno loro, però, con ogni probabilità si aspettavano di scoperchiare un calderone così grosso.

Tre le menti dell'organizzazione, che sono tra i quarantuno denunciati. Si tratta dei titolari dell'azienda che aveva materialmente stipulato il contratto di rifornimento in Veneto. Il loro stabilimento è situato in provincia di Pisa: una volta che gli scarti di produzione raggiungevano la Toscana, iniziava l'operazione di inscatolamento. Le confezioni contraffatte arrivavano da uno stabilimento del Bolognese, i cui responsabili sono stati denunciati al pari dei venditori all'ingrosso consapevoli di offrire del prodotto fasullo agli addetti della grande distribuzione, cui non sembrava vero di trovarsi di fronte a un anticalcare di alta gamma a quel prezzo. Acquistando tutto evidentemente senza fare troppe domande. In questo modo sono state immesse sul mercato 621.994 confezioni di anticalcare alterato per un valore di 4.882.000 euro.

Per evitare i controlli e per depistare ulteriormente gli addetti del settore, le tre "menti" avevano costituito anche una rete di cartiere che dovevano solo costruire dei castelli di carta che avrebbero dovuto dimostrare come il prodotto venisse importato dalla Spagna, dall'Inghilterra e dalla Slovenia. In verità l'anticalcare non si muoveva dalla Toscana finché non raggiungeva gli scaffali dei supermercati. Trentasei le aziende finite nei guai per questo motivo, dai nomi simili a quelle reali. In ogni caso la guardia di finanza è certa di aver tolto dal mercato tutto il prodotto illegale già a metà 2014. L'azienda prodduttrice raggirata ha già affermato la volontà di ricorrere per danno d'immagine nei confronti dei denunciati.


 

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