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Cronaca

Il Patriarca "assolve" il Papa: "Anche la rinuncia è una forma d'amore"

Monsignor Moraglia sul periodico "Gente Veneta" riflette sulle dimissioni del Pontefice: "Il dispiacere è grande, ma ammiro il gesto di Benedetto XVI, fedele alla sua missione"

"Benedetto XVI è giunto alla certezza che la fedeltà alla sua missione ecclesiale volesse dire, per lui, passare la mano e non ha dubitato allora di rinunciare al sommo pontificato". Lo rileva monsignor Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, attraverso le pagine del settimanale diocesano "Gente Veneta". "Il dispiacere per tale decisione è grande, anzi grandissimo - sostiene monsignor Moraglia - ma ci sentiamo edificati e profondamente ammirati dal gesto di un uomo che mai ha ritenuto l'esercizio del sommo potere nella Chiesa come dominio personale ma sempre come reale servizio che domanda, innanzitutto, di espropriarsi del proprio io. Talvolta si ascoltano persone che parlano molto del servizio: il Papa ci ha ricordato - con un gesto semplice ed inequivocabile - che cos'é il servizio nella Chiesa - continua - e come essere a servizio del Signore voglia dire partecipare ad una libertà più grande".

Il Patriarca ammette che la decisione annunciata dal Papa "ci ha sorpresi e profondamente colpiti". "Stiamo vivendo un momento epocale e delicato nella vita della Chiesa. Mai, infatti, nell'epoca moderna e contemporanea - ricorda - si era assistito ad un gesto simile". "Il Santo Padre - aggiunge monsignor Moraglia - ha spiegato come, dopo aver ripetutamente esaminato la sua coscienza di fronte a Dio, sia giunto alla certezza che in lui, per l'età avanzata, non vi erano più le forze sufficienti per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono parole semplici e chiare quelle di Benedetto XVI, come semplice e chiaro è l'uomo che le ha pronunciate".

Il giorno della sua elezione a Sommo Pontefice - il 19 aprile 2005 - si era presentato al mondo sulla loggia esterna di San Pietro, ricorda ancora il Patriarca, "dicendo che i Cardinali avevano voluto chiamare, quale successore dell'Apostolo Pietro, un 'semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore'". Questa consapevolezza non l'ha mai abbandonato, per monsignor Moraglia, "ed è stata la nota distintiva che l'ha costantemente accompagnato in questi otto anni di pontificato. A partire da tale coscienza ha cercato di guidare al meglio la nave della Chiesa in anni difficilissimi nei quali cambiamenti repentini e questioni gravi e delicate ne hanno segnato la vita".

Le parole di Benedetto XVI, dunque, "soppesate e pronunciate con grande senso di responsabilità e amore, ci dicono la libertà di un uomo che, oggi, non teme di farsi da parte ritenendo che altri possano avere le energie che lui sente di non avere più. La libertà di una persona si misura non tanto nell'affermazione di sé nei confronti degli altri ma quando è chiamata ad obbedire al dovere che nasce dalla consapevolezza della propria missione". (Ansa)

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