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Cronaca

"Vicino ai migranti, contro le guerre": Chiese cristiane unite

Un documento firmato da tutte le confessioni cristiane di Venezia presentato lunedì alla presenza del patriarca Francesco Moraglia per dire: "La nostra città sia capace di accoglienza e abbia un cuore aperto verso lo straniero”

Un appello accorato e comune, voluto e sottoscritto dalle Chiese cristiane presenti a Venezia, affinché “la nostra città sia capace di accoglienza e abbia un cuore aperto verso lo straniero”. E' il documento pensato ed elaborato inizialmente nelle scorse settimane di fronte al vasto fenomeno migratorio, che interessa il nostro paese e l’intera Europa, e poi aggiornato e reso ancora più vivo e urgente dopo i tragici fatti internazionali dei giorni scorsi.

Tutte le confessioni cristiane firmatarie dell’appello, arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, chiese di Venezia e Mestre, chiesa Anglicana di Venezia, chiesa Avventista del Settimo Giorno, chiesa Copta Apostolica di Venezia, chiesa Evangelica Luterana di Venezia, chiesa Evangelica Valdese, chiesa Ortodossa Rumena di Venezia, chiesa Ortodossa Russa di Venezia e Patriarcato di Venezia, si sono radunate lunedì pomeriggio a partire dalle 16 sul Ponte della Paglia a Venezia per scattare una foto insieme sullo sfondo del Ponte dei Sospiri. Alle 16.30, poi, il documento con il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, è stato presentato ufficialmente a palazzo Patriarcale con un unico intento comune: quello di essere "tutti fratelli".

Ecco il testo integrale del documento: "Il Ponte dei Sospiri è un luogo veneziano, conosciuto nel mondo per il gemito della creatura. Spinti dal consistente fenomeno migratorio e, ancor più, dopo gli ultimi tragici eventi che hanno segnato la scena internazionale, nella logica della difesa, del rispetto della vita e del riconoscimento di ogni essere umano, le Chiese Cristiane di Venezia non possono non elevare il presente appello. Noi non possiamo tacere davanti all'evento epocale delle migrazioni di popoli nel mondo, migrazioni che arrivano fino alle nostre terre. Siamo consapevoli della complessità del fenomeno, che richiede un approccio responsabile e consapevole, come pure adeguate scelte politiche. Però come Chiese, discepoli del Signore Gesù Cristo, non possiamo tacere. “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo” (Gen 4,10). Denunciamo l'iniquità delle guerre e delle situazioni di povertà da cui queste persone provengono e a causa delle quali sono state costrette a fuggire. Guardiamo pure con preoccupazione ai cambiamenti climatici che spesso sono alla base delle situazioni che portano alle migrazioni e per i quali tutti siamo chiamati a scelte di vita più rispettose della terra, nostra casa comune. 

“Nel giorno in cui Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo nel giorno in cui furono creati” (Gen 5,1-2). Affermiamo con forza che ogni uomo è portatore di una dignità che viene prima di ogni appartenenza etnica, culturale e religiosa, dignità che crea tra tutti gli uomini un legame e li costituisce in un'unica famiglia umana, nella quale siamo tutti fratelli. “Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l'amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d'Egitto” (Lv 19,34). 

Molti di noi hanno fatto l'esperienza di essere stranieri in un'altra terra. Ci impegniamo a contribuire perché la nostra città sia capace di accoglienza e abbia un cuore aperto verso lo straniero, come è nella tradizione di Venezia e nella sua chiamata ad essere città di incontro tra i popoli e di pace. Dice Gesù: “Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35). Come cristiani, noi crediamo che nello straniero che arriva nella nostra terra, il nostro Signore Gesù Cristo ci fa il grande onore di venirci a visitare. Esortiamo perciò le nostre comunità cristiane ad accogliere gli immigrati come una visita speciale di Gesù Signore.

“Il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui.[...]” E il Signore gli disse: "Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio" (Gen 18,10). Come Abramo fu destinatario di un annuncio di speranza e di fecondità da parte degli stranieri che aveva accolto, crediamo anche noi che tramite questi stranieri che arrivano nella nostra terra il Signore Dio vuole portare anche a noi un annuncio di speranza, di fecondità, di futuro e, in ascolto del nostro Signore che ci parla e apre strade nuove per noi e per la storia, proponiamo un tavolo di incontro e di dialogo".

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