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Cronaca

Resort di lusso acquistato dalla mafia, indagato il veneziano Donà dalle Rose

I legali dell'imprenditore: «Il nostro assistito estraneo alle ipotesi formulate dalla Procura di Palermo»

Ci sarebbe anche l'imprenditore veneziano Francesco Donà dalle Rose tra gli indagati per l'acquisizione del resort Torre Macauda, in provincia di Agrigento, ora gestito da una società, la Libertà Immobiliare, che secono la Procura di Palermo sarebbe riconducibile al boss Salvatore di Gangi e al figlio Alessandro. I due sarebbero tornati in possesso della struttura alberghiera, sommersa di debiti, attraverso una serie di operazioni illecite. Lo riporta l'Ansa.

Per l'accusa, tra i soci ci sarebbe anche l'imprenditore veneto, che avrebbe messo un capitale di 4 milioni di euro, consapevole che dietro all'acquisto c'era proprio il boss di Gangi. Orà dovrà rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. Gli avvocati di Donà dalle Rose, Vincenzo Lo Re, Marcello Consiglio e Raffaele Bonsignore, scrivono in nota che «si dichiarano pronti a dimostrare l'estraneità del loro assistito alle ipotesi formulate dalla Procura di Palermo, oggetto di indagine. La famiglia si chiude nel più stretto riserbo confidando nell'operato della magistratura».

L'indagine sul resort, molto complessa, coordinata dai magistrati della Dda di Palermo, ha portato all'esecuzione di perquisizioni in due filiali della UniCredit di Palermo e alla notifica di otto avvisi di garanzia. Il boss Di Gangi, fedelissimo del capomafia Totò Riina sarebbe riuscito a rimettere le mani sulla struttura alberghiera. L'hotel, confiscato, venne poi restituito all'imprenditore Giuseppe Montalbano, secondo i magistrati prestanome del boss. I milioni di debiti accumulati dal resort con Unicredit determinarono l'avvio di una procedura esecutiva a cui partecipò la società immobiliare indagata, costituita nel 2011, pochi giorni prima della vendita dei lotti da parte della banca creditrice.

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