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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Marco / Salizzada del Fontego dei Tedeschi

Dopo Rialto il Comune vince anche sul Fontego, avanti con i lavori

Il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di Italia Nostra contro il progetto di recupero del palazzo, ora di proprietà del Gruppo Benetton

Dopo la querelle riguardante il restauro del ponte di Rialto, un'altra vertenza giudiziaria si chiude a favore del Comune di Venezia. Stavolta riguarda la riqualificazione del Fontego dei Tedeschi, l'ex palazzo delle Poste, che è destinato a diventare un centro commerciale con vista sul Canal Grande. L'edificio, che era di proprietà del Comune, è stato ceduto dopo una lunga trattativa (che ha riguardato anche le modalità del restauro del palazzo, su cui naturalmente ha avuto grossa voce in capitolo la Soprintendenza ai Beni Culturali) al Gruppo Benetton, tramite la Società Edizione Srl. Il progetto è stato molto dibattuto in città, con l'associazione Italia Nostra che ha deciso di presentare un ricorso al Tar.

Venerdì mattina il giudice ha invece riconosciuto la legittimità degli atti di Ca' Farsetti e della Soprintendenza. Dunque il progetto, firmato dall'archistar Rem Koolhaas può continuare a prendere forma. "In particolare il Consiglio di Stato ha ritenuto legittimo il permesso di costruire in deroga - si legge in una nota del Comune - in quanto ha rilevato l'effettiva sussistenza dell'interesse pubblico, costituito 'dagli effetti benefici per la collettività che dalla deroga derivano (...)' visto che vengono assicurate "la fruizione pubblica degli spazi e l'apertura per iniziative culturali'”.

Il Consiglio di Stato, inoltre, ha ritenuto che “il sacrificio delle previsioni pianificatorie, è comparativamente minimo rispetto ai miglioramenti derivanti all'immobile stesso”, che viene in questo modo restituito alla città con la destinazione orginaria del 1500, che era proprio quella commerciale. Lo stesso punto su cui poco più di un anno fa puntavano le parole dell'allora sindaco Giorgio Orsoni, quando firmò l'atto ufficiale in cui si sanciva la vendita del Fontego, anche per ripianare la difficile situazione di bilancio in cui versava (e versa tuttora) il Comune.

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