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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Droga "Favolosa": hashish e coca nella nave in costruzione, sei arresti

I carabinieri hanno disarticolato due "filoni" dello spaccio all'interno dello stabilimento Fincantieri di Porto Marghera. Indagini da febbraio a giugno 2011, documentate centinaia di cessioni

Centinaia di cessioni di droga all'interno di quel "microcosmo" costituito dallo stabilimento Fincantieri di Porto Marghera. Addirittura le dosi, secondo gli inquirenti, venivano nascoste all'interno degli interstizi della Costa Favolosa, al tempo delle indagini ancora in costruzione. E' quanto sono riusciti a documentare durante quattro mesi di inchiesta i carabinieri della compagnia di Mestre, anche utilizzando qualche travestimento "ad hoc" per non dare nell'occhio. L'azienda, va sottolineato, ha fornito la massima collaborazione durante il corso delle indagini, caratterizzate sia da attività "tradizionali", sia da intercettazioni telefoniche.

L'operazione, denominata "Nave Favolosa", ha avuto inizio dall'arresto in flagrante di un lavoratore sorpreso a febbraio 2011 a vendere droga vicino a un cancello secondario dello stabilimento. Nel suo armadietto i carabinieri trovarono sessanta grammi tra hashish e marijuana. Da lì gli inquirenti "fiutano" la pista, destinata ad allargarsi nei mesi seguenti fino ad arrivare ai sei arresti eseguiti tra venerdì e stamattina. In manette finiscono sei persone: dopo un lungo iter giudiziario iniziato nel giugno scorso per il ricorso perpetrato dai diretti interessati fino in Cassazione, tre italiane, Anna De Crescenzo, 40enne di Ercolano (Na), arrestata al pari del marito Ciro Pinto, 41enne originario di Napoli (la coppia risiedeva alla Gazzera, e costituiva il cosiddetto "filone campano" dell'indagine) e Alessandro De Gobbi, 36enne residente a Mira, già sottoposto a detenzione domiciliare.

Il filone napoletano, secondo gli inquirenti, si occupava principalmente dell'approvvigionamento e della vendita di cocaina, mentre il secondo entrato nelle indagini, quello "nordafricano", trattava principalmente hashish e marijuana. Di questo sodalizio facevano parte tre dipendenti di aziende dell'indotto Fincantieri: Mouloud Bouguettaoui, 39enne di origine marocchina, si occupava di rifornire la zona di hashish con viaggi settimanali fino a Milano, durante i quali venivano approntate molte "tecniche" di depistaggio per paura di pedinamenti. I carichi andavano da un chilo a cinque chili di stupefacente ogni sette giorni, a dimostrazione che il mercato era fiorente. Gli altri due arrestati, cugini di origine tunisina, sono Abdelkarim Msehli, 44enne, e Salem M’Sahli, 32enne, che spacciavano durante l'orario lavorativo in Fincantieri, e poi fuori orario di lavoro soprattutto nella zona della stazione ferroviaria di Mestre.

I due filoni scoperti dai carabinieri erano indipendenti tra loro, ma naturalmente avevano frequenti rapporti "professionali". La cocaina campana si caratterizzava per un grado di purezza molto elevato, tanto che da tutto il Nordest partivano per "provarla". Tra febbraio e giugno 2011, epoca delle indagini, Ciro Pinto era in regime di semilibertà, per cui era la moglie, secondo i carabinieri, a rifornirlo delle dosi di droga richieste dal cancello secondario dello stabilimento. Per quanto riguarda Alessandro De Gobbi, invece, sempre secondo gli inquirenti, acquistava elevati quantitativi di droga per poi venderla a un suo giro di conoscenze nella Riviera del Brenta.
 

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