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Cronaca Porto Marghera

Eni in audizione alla Camera: «Marghera al centro della trasformazione»

Sindacati insoddisfatti si preparano allo sciopero con minimo tecnico entro fine aprile. Lega: «Bene i progetti. Ci recheremo di persona al petrolchimico per un sopralluogo». Pd: «I vertici non hanno pronunciato la parola "cracking" neanche una volta. Segno di abbandono della chimica»

«Non stiamo dicendo che chiudiamo tutta Marghera e mettiamo dei pannelli fotovoltaici al posto degli impianti, ma che manteniamo l'occupazione, investiamo mezzo miliardo e trasformiamo la vecchia chimica in una chimica nuova, come abbiamo fatto con la vecchia raffineria. Porto Marghera rimane un pilastro centrale della strategia di trasformazione di Eni». Giuseppe Ricci, direttore generale Energy Evolution di Eni, ha confermato l'importanza del sito veneto questa mattina in audizione alle commissioni riunite, Ambiente e Attività produttive, alla Camera, dov'è intervenuto dopo l'annuncio l'11 marzo scorso della fermata dell'impianto cracking e aromatici veneziani. Per Eni il piano di riconversione di Porto Marghera è partito nel 2014, con la conversione della raffineria tradizionale in bioraffineria, e si completerà nel 2025, con un investimento di 470 milioni di euro, mantenendo l'attuale occupazione diretta (poco meno di 400 dipendenti ). «Eni, che è un gruppo proiettato verso la decarbonizzazione in chiave di economia circolare - ha continuato Ricci - punterà su tecnologie proprie. A Marghera speriamo presto nell'idrogeno blu».

I sindacati

Le sigle sindacali chimiche locali, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, entro fine aprile, passeranno dallo stato di agitazione allo sciopero a Porto Marghera. «Chiediamo a Eni di fare un passo indietro rispetto alla fermata del cracking annunciata per la primavera del 2022 - ha detto Giuseppe Callegaro, segretario Femca Cisl Venezia - I progetti annunciati come la chimica verde dovevano partire 6 anni fa e l'idea di portarea Venezia via nave etilene e propilene espone la filiera all'incertezza». Il cracking sarà dunque portato al minimo tecnico per protesta, per 8 ore. Le organizzazioni sperano arrivi una convocazione dal ministero dello Sviluppo economico, come avevano chiesto. Intanto saranno ricevute dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro venerdì mattina, alle 8.15, mentre nessun segnale finora dalla Regione, cui hanno chiesto di essere ricevute.

Eni a Marghera potenzierà la bioraffineria, che dal 2023 sarà palm oil free, avrà un aumento della capacità e un potenziamento della flessibilità. È prevista la realizzazione di un altro impianto di alcol e idrogeno, di un polo per il riciclo avanzato delle plastiche e il primo impianto waste fuel, di trasformazione dei rifiuti organici in acqua e olio. «Sulle bonifiche, ha affermato Ricci - a Marghera sono stati investiti 300 milioni e poi ulteriori 130 milioni. Eni rewind ha impiegato tecnologie innovative ed è un'eccellenza in questo campo». «Per la trasformazione di Porto Marghera - ha concluso l'amministratore delegato di Versalis Adriano Alfani - 157 milioni sono destinati al consolidamento dell'hub logistico, mentre 15 milioni al deposito di Gpl criogenico e 3,7 alla stazione di rifornimento di Mestre (con l'idrogeno)». 

Commenti politici

«I vertici Eni Versalis non hanno mai pronunciato la parola "cracking" - ha esordito dopo l'audizione l'onorevole veneziano del Pd Nicola Pellicani - È un segnale del ridimensionamento dell'impegno di Eni nella chimica in tutto il territorio nazionale e impone una riflessione generale sulle politiche industriali. Oggi i Paesi più industrializzati investono nella chimica, riammodernando gli impianti, rendendoli più sicuri, meno inquinanti, ma nessuno chiude i battenti. Se parliamo di transizione ecologica, di green economy, di chimica verde, siamo tutti d’accordo. La riconversione industriale in chiave green di Porto Marghera necessita di un piano all’altezza di un’area industriale delle dimensioni di Porto Marghera e di una città del rango di Venezia. Se stiamo entrando nell’epoca  del green deal e all'orizzonte ci sono i miliardi del Recovery Plan, per Porto Marghera dev'essere il tempo del riscatto, partendo dalla pulizia dei suoli ancora impregnati di veleni». Preoccupa centinaia di lavoratori, ha continuato il parlamentare, che Marghera diventi solo un hub logistico. «L'investimento sull’idrogeno, già compreso in un piano del 2012, legato al funzionamento della bio-raffineria, ha impatto occupazionale uguale a zero». Anche il deposito criogenico di Gpl era stato presentato nel 2012, secondo Pellicani, che  conclude: «pochi addetti (circa 30) anche per le lavorazioni come l'ipa (impianto di alcol isopropilico) per uso farmaceutico. È questo il futuro industriale di Porto Marghera?».

Soddisfatti i deputati veneziani della Lega Alex Bazzaro, Giorgia Andreuzza, Ketty Fogliani e Sergio Vallotto. «Il sito di Porto Marghera resterà centrale nelle strategie di trasformazione e il progetto consentirà di mantenere l’attuale occupazione diretta - affermano - . Non possiamo, quindi, che esprimere apprezzamento per quanto dichiarato e sul piano di riconversione sicuramente innovativo che permetterà di mantenere strategico il polo di Porto Marghera, tra i più grandi d'Europa, ma chiediamo garanzie da parte di Eni nell'ottica di salvaguardare il settore, garantire la piena trasparenza e scongiurare i licenziamenti di oltre 400 lavoratori. Grazie anche ai nostri referenti Lega al governo monitoreremo costantemente il passaggio con la massima attenzione per l'occupazione e le competenze presenti sul territorio. Ci recheremo di persona a Marghera per un sopralluogo».

«Il progetto industriale per la conversione di Porto Marghera illustrato oggi dai vertici di Eni e Versalis è ambizioso e volto al futuro. Si tratta di 500 milioni di investimenti in impianti, logistica e formazione, attraverso il “competence center”, che interpretano pienamente la transizione ecologica verso la decarbonizzazione prevista dagli obiettivi della Ue. Per mantenere questo impegno è fondamentale che vi sia continuità e rapidità nel passaggio tra la chiusura del cracking e l'avvio dei nuovi investimenti. Diventa essenziale la "transizione burocratica" annunciata dal ministro Cingolani per una semplificazione delle procedure di permitting», dice la deputata di Italia Viva Sara Moretto.

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