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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Futuro della chimica incerto a Venezia e negli altri stabilimenti: è l'ora di un piano industriale"

Dopo l'incontro con i vertici Eni Versalis a Mantova, qualche giorno fa, il sindacato Filctem Cgil non nasconde insicurezza e insoddisfazione: "Da anni sentiamo discorsi, senza i fatti"

Un incontro che ha generato "una profonda delusione". In una frase il segretario sindacale Riccardo Colletti dei chimici veneziani, ha riassunto l'esito dell'intero vertice avvenuto la settimana scorsa con Eni Versalis, per fare il punto sullo stato di avanzamento dei processi di ricerca, non solo a Porto Marghera, ma anche in altri siti strategici della chimica italiana: Ferrara, Mantova e Ravenna.

'Stallo della chimica verde'

Era l'estate del 2014 quando Eni firmava un accordo al ministero dello Sviluppo a Roma, non sottoscritto da Filctem Venezia, con cui si impegnava a chiudere il capitolo della chimica tradizionale, il cracking, per spostarsi verso la realizzazione dei prodotti 'green', compatibili con le nuove esigenze dell'ambiente e il nuovo dettato delle politiche internazionali. "Quello che accadde dopo - racconta il sindacalista - fu un cambio repentino delle azioni del gruppo, che lo riportò sulla produzione di etilene, quella originaria, senza mettere in pratica i progetti per la chimica verde. Molte sono le incognite ma soprattutto le preoccupazioni che nutriamo - scrive Colletti -, infatti, da una riunione del genere, mi sarei aspettato da parte di Versalis una posizione più concreta su alcuni temi. Sappiamo che Eni ha avanzato una proposta di acquisizione della società Mossi & Ghisolfi, oggi in profonda crisi, che prevalentemente opera nel campo della chimica verde. Inoltre Versalis sta concludendo accordi con società americane sulla produzione di biogomma. La domanda è: queste azioni sono propedeutiche allo sviluppo e alla progettazione della chimica verde in Italia, oppure no?".

Il cracking

"Sulla ripresa in Italia della chimica tradizionale - prosegue il segretario Filctem Cgil Venezia - dalla società sono uscite dichiarazioni solo generiche e a mio avviso anche poco coerenti con le affermazioni di qualche giorno fa, che indicavano soddisfazione sui risultati ottenuti nella produzione di etilene e propilene, tanto che sono stati definiti 'storici'. Quando appena un paio di anni fa Eni si era convinta di vendere il cracking a un fondo americano (come dire, un’altra dismissione opportunistica)". Questo ramo della chimica invece convince, e riesce a dare profitti alti alle aziende. Ma allora - si chiede Filctem -, perché non si interviene in maniera strutturale con investimenti specifici, che riescano ad aumentare le produzioni e allo stesso tempo a rafforzare un mercato che è florido?". 

'Un disegno senza vincoli'

Come si è visto, la scorsa stagione, Eni ha dato il via a un piano per la manutenzione del cracking a Porto Marghera, con una fermata straordinaria e assumendo un impegno di spesa per ulteriori lavori. Ma il punto è che poi tutto sembra essersi fermato, come spiega Colletti. O meglio "il tutto sembra essere un insieme di azioni poste l'una accanto all'altra, senza uno specifico disegno d'insieme, con un progetto dichiarato. Il cracking di Porto Marghera oggi vive una situazione di pseudo stabilità, la stessa situazione che c’è in maniera molto palese a Ferrara ma anche a Mantova, tutte collegate, nella totale mancanza di una politica industriale generale del gruppo, e quindi fortemente a rischio - sostiene il sindacalista -. Sono due anni che Eni Versalis rifiuta di presentare qualsiasi piano, questo sicuramente per non avere dei vincoli e per tenersi le mani libere sulla possibilità di spegnere gli impianti o eventualmente cederli senza pagare pegno".

'Serve un piano industriale'

Credo che i tempi siano maturi - conclude Colletti - per chiedere in maniera determinata, la presentazione di un piano industriale, che deve prevedere tutto il sistema della chimica di base e della chimica verde in Italia, un piano industriale che deve essere discusso con tutti i siti in maniera trasparente, evitando di avere confronti locali nei quali Eni ha sempre giocato creando false illusioni, e soprattutto mettendondoli in contrapposizione gli uni verso gli altri. Questa esigenza non deve essere solo nostra. Abbiamo la necessità, se non l'urgenza, che questo impegno sia sentito e venga assunto da tutti i soggetti che ne hanno responsabilità".
 

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