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Medaglia a Ernesto, prima deportato nel campo nazista e poi operaio a Marghera - VD

Venerdì in prefettura la consegna dei riconoscimenti d'onore in occasione del Giorno della Memoria. Tra gli altri insignito Ernesto Zanatta di Asseggiano, scomparso un anno fa

Ernesto Zanatta, scherzando, definiva la sua una “vitaccia”, “accolta con accettazione, con l'unica preoccupazione di fare sempre del proprio meglio”. A riferirlo è la figlia Emanuela, vice presidente del Consiglio municipale di Chirignago Zelarino, che venerdì 27 gennaio ha ritirato la medaglia d'onore alla memoria del padre, residente ad Asseggiano. Ernesto è mancato l'anno scorso, all'età di 99 anni. Nel Giorno della Memoria la presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, ha partecipato nella sede della prefettura di Venezia, assieme al prefetto Carlo Boffi, al rappresentante della comunità ebraica, Enrico Levis, e al questore di Venezia, Angelo Sanna, alla cerimonia di consegna delle medaglie: oltre a Zanatta sono stati insigniti Narciso Astolfi di San Donà di Piave, Guido Cagnin e Mario Dal Prá di Noale, Luigi Mascherin di Noventa di Piave, e Giuseppe Stefanon di Portogruaro.

I riconoscimenti sono stati consegnati ai familiari degli insigniti, alla presenza di diversi rappresentanti dei Comuni di residenza: i sindaci di Noventa di Piave e di Portogruaro, Alessandro Nardese e Maria Teresa Senatore, la vicesindaco di Noale, Lidia Mazzetto, e il consigliere di San Donà di Piave, Luigino Carpenedo.

Lunga e tortuosa l'esistenza di Zanatta: orfano di padre, ha aiutato la madre a crescere i fratelli più piccoli fino al momento di partire per la guerra sul  fronte greco-albanese dov'è stato catturato dai militari tedeschi il 9 settembre 1943. Dalla Grecia è stato portato in Germania e messo ai lavori forzati. “Non fui mai trattato come prigioniero perché non mi fecero avere contatti con la Croce Rossa Internazionale e fui trattato molto duramente con continue violenze corporali e psicologiche”. Così definì lui stesso la sua permanenza sul suolo tedesco fino alla fine del conflitto.

Una volta rientrato in Italia, Zanatta ha dedicato nuovamente tutto se stesso alla famiglia, che versava in condizioni davvero difficili, con la quale si è poi trasferito ad Asseggiano, per poter lavorare in fabbrica a Marghera, dove, spaccando blocchi di catrame, è diventato sordo. Ma mai perdendo la voglia di partecipare attivamente alla vita pubblica e di dedicarsi ai figli, ai nipoti e ai pronipoti. I suoi figli e lo hanno ricordato come un “uomo a tutto tondo, gran lavoratore, onesto, rispettoso del prossimo, sempre pronto ad aiutare, generoso, operatore di giustizia, saggio, ironico, capace di adeguare la mentalità ai tempi”.

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