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Cronaca Mira / Via U. Risato e G. Bellini

Esami per la patente passati con smartphone e telecamerine, decine di indagati a Nordest

Telecamerine e auricolari per passare le risposte. Coinvolte diverse autoscuola veneziane, "base" una di Oriago di Mira. La presunta mente un 60enne, U.C.. Altre 3 persone in carcere

È scattata all’alba di lunedì un'operazione delle forze dell'ordine contro il conseguimento fraudolento della patente di guida condotta dalla polizia stradale di Treviso e coordinata dalla Procura della Repubblica di Padova. Si tratterebbe di una delle indagini principali di questo tipo nel Veneto, che vede diverse decine di indagati e l’esecuzione di 10 provvedimenti restrittivi della libertà personale emessi dell'autorità giudiziaria nei confronti di cittadini italiani e stranieri in provincia di Treviso, Venezia, Bergamo e Brescia. Quattro le persone finite in carcere, tra cui colui che è considerato la "mente" dell'organizzazione: U.C., 60enne di Mira. Una delle basi logistiche principali, secondo gli inquirenti, era la sede della sua autoscuola di Oriago, la "Gruppo 2000" di via Risato Bellin. Contattata telefonicamente, il suo staff non ha rilasciato dichiarazioni.

Con U.C. sono finiti in manette anche F.J., pachistano 35enne residente a Montichiari, nel Bresciano (accusato di essere il braccio tecnologico dell'organizzazione, colui che installava l'apparecchiatura), M.S., 61enne di Vigonovo, procacciatore dei candidati al pari di I.P., 68enne di Carvico, nel Bergamasco. Ai domiciliari, invece, sono finiti U.C., 47enne di Favaro Veneto e socio dell'autoscuola mestrina "La Serenissima", A.G., 43enne di Marcon, collaboratore dell'autoscuola "La Moderna" di Scorzè, e i parenti della "mente": D.C., figlio 36enne, socio dell'autoscuola mirese, e la sorella G.C., 56enne, accusata di fornire la base logistica. Obbligo di firma e di dimora invece per M.C., 29enne mirese socio del "Gruppo 2000", e V.C., 30enne dipendente di un'autoscuola di Mogliano Veneto.

Secondo chi ha condotto le indagini, chi veniva avvicinato dall'organizzazione erano soprattutto cittadini indiani o pachistani alle prese con grossi problemi di comprensione della lingua italiana, ma anche cittadini "nostrani" sprovvisti dei requisiti culturali minimi per affrontare le prove. Costoro si presentavano nelle aule della motorizzazione civile di Treviso, Venezia, Padova (e in alcuni casi anche Bergamo) per sostenere il test scritto per conseguire la patente. Lo passavano grazie a micro auricolari (in alcuni casi questo congegno era talmente piccolo che è stata necessaria un'operazione chirurgica per rimuoverlo) e telecamerine posizionate direttamente sulla pelle con lo scotch. Naturalmente gli indumenti erano scelti ad hoc per permettere ai membri del gruppo di suggerire le risposte dall'esterno, attraverso connessione via smartphone. Il cellulare a volte era nascosto, sempre attraverso scotch, sotto i pantaloni.

Bastava pagare 2 o 3mila euro per usufruire del "servizio completo", di conseguenza erano molti i clienti interessati in Veneto e Lombardia. "Vista l’impressionante frequenza di falsificazione degli esami accertata dall’indagine - dichiarano le forze dell'ordine - è ragionevole ritenere la falsificazione di centinaia di esami all’anno con un giro d’affari per l’organizzazione criminale superiore ai 600mila euro annui. E' stata accertata l’attività del gruppo almeno dal 2013, quindi è facile stimare in oltre 2 milioni di euro gli introiti complessivi". L’autorità giudiziaria di Padova ha emesso 10 provvedimenti restrittivi della libertà personale di cui 4 ordinanze che dispongono la custodia cautelare in carcere, 4 ordinanze che dispongono gli arresti domiciliari, 2 ordinanze che dispongono l’obbligo di presentazione e di dimora, oltre a 6 decreti di perquisizione.

I candidati il giorno dell'esame venivano contattati da membri del sodalizio, che posizionavano sulla pelle nuda dei candidati sistemi di trasmissione audio/video prevalentemente mediante smartphone, ma anche microcamere e mini auricolari wireless, opportunamente occultati, che consentivano loro di trasmettere al suggeritore le immagini che si presentavano loro davanti. Le risposte arrivavano grazie a micro auricolari. Il suggeritore infatti si trovava all'esterno, in autoscuole del Veneziano o in abitazioni di complici. Allo scopo venivano affittate vere e proprie basi logistiche in immobili della zona dove avveniva la "vestizione" del candidato, che poi raggiungeva l'aula della motorizzazione civile.

"Operazione 2000": decine di persone indagate per truffa nell'ottenimento della patente
IL CASO - Nel corso dell’anno 2015 la Polizia Stradale di Treviso ha individuato e denunciato diversi cittadini stranieri, principalmente di etnia indo-pakistana, che si presentavano presso le aule della Motorizzazione Civile di Treviso per sostenere l’esame teorico necessario al conseguimento della patente di guida italiana tramite l’utilizzo di mezzi fraudolenti quali microtelecamere e microauricolari nascosti sul loro corpo al fine di ottenere a distanza le risposte esatte alle domande proposte. In uno dei citati casi, verso la fine dell’anno, la persona coinvolta e denunciata per i fatti di cui sopra (D.M., cittadina Rumena ventottenne), a differenza di tutti gli altri soggetti di volta in volta individuati, ha fornito informazioni utili all’avvio di una articolata attività di indagine. Gli accertamenti eseguiti dal personale della Polizia Stradale hanno da subito appurato la veridicità delle notizie acquisite in relazione a luoghi, persone e modus operandi descritti dettagliatamente dalla persona denunciata.

"Operazione 2000": decine di persone indagate per truffa nell'ottenimento della patente
La complessa attività d’indagine ha permesso di ricondurre le numerose persone precedentemente denunciate in singole occasioni ad un’unica organizzazione criminale che, grazie ad una rete capillarizzata sul territorio veneto e lombardo, riusciva a procacciare numerosissime persone interessate al conseguimento della patente di guida, proponendo loro il superamento degli esami teorici di guida in cambio di un compenso in denaro, oscillante tra i 2mila ed i 3mila euro a candidato.

Le persone coinvolte, spesso straniere con enormi problemi di comprensione della lingua italiana sia scritta che parlata, ovvero italiane ma del tutto prive dei requisiti culturali minimi per il superamento degli esami, accettavano di buon grado e si mettevano nelle mani del sodalizio che forniva loro un “pacchetto” completo di servizi volto al superamento dell’esame teorico. Nella fattispecie l’organizzazione, operante nel mondo dalle autoscuole del territorio molte delle quali gestite proprio dai sodali, presentava candidati nelle Motorizzazioni Civili di Treviso, Venezia, Padova e in alcuni casi anche Bergamo, cui riusciva a far superare fraudolentemente l’esame teorico della patente con il seguente modus operandi.

MODUS OPERANDI. I candidati, alcuni in qualità di iscritti alle stesse autoscuole di proprietà dei criminali, anche se per lo più privatisti, il giorno prefissato per il sostenimento dell’esame, venivano preventivamente contattati, dapprima negli stessi ambienti delle autoscuole della zona e successivamente presso le loro abitazioni, da personaggi facenti parte del sodalizio. Questi provvedevano a posizionare direttamente sulla pelle nuda dei candidati, sistemi di trasmissione audio/video prevalentemente mediante smartphone, ma anche microcamere e mini auricolari wireless, opportunamente occultati, che consentiva loro di trasmettere al suggeritore le immagini che si presentavano loro davanti, nel caso in questione proprio le domande dei quiz di teoria presso le aule delle diverse Motorizzazioni, e di ricevere sui micro auricolari debitamente occultati nel condotto uditivo, le risposte fornite dal suggeritore da una postazione situata a distanza ed individuata nelle autoscuole del veneziano o nelle abitazioni delle persone colluse.

Allo scopo venivano prese in locazione vere e proprie basi logistiche in immobili della zona ove, con la dovuta discrezione della privata dimora, dopo l’installazione dell’apparecchiatura e la fornitura di abiti appositi atti all’occultamento degli smartphone e delle microcamere ma che lasciavano libera la visuale delle fotocamere, i candidati venivano accompagnati presso le Motorizzazioni ove poi sostenevano l’esame beneficiando delle risposte che un suggeritore forniva loro vedendo le immagini del monitor utilizzato per l’esame proiettate dalle telecamere occultate. Numerosi servizi di appostamento e telecamere nascoste hanno consentito di monitorare tutte queste attività nelle Motorizzazioni di Treviso, Venezia, Padova e in alcuni casi anche a Bergamo.

A conclusione dell’esame i candidati si allontanavano rapidamente dalle Motorizzazioni portandosi a piedi nei luoghi concordati per essere qui intercettati dai partecipanti al sodalizio e riportati alle loro abitazioni non prima di aver “restituito” il materiale informatico audio/video necessario alla falsificazione dell’esame. L’attività di indagine ha consentito di documentare diverse decine di esami anomali posti in essere dal sodalizio criminale in poco più di un mese, con una media di quasi uno al giorno arrivando anche, in alcune giornate, a tre esami falsi contestualmente effettuati in Motorizzazioni diverse.

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