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Cronaca Portogruaro

"Cartiere" e fatture false per sette ditte, scoperta evasione milionaria

Nel Portogruarese undici denunciati per un sistema truffaldino che ha permesso di eludere imposte e Iva per quasi quattro milioni di euro

Non avevano usato molta fantasia per cercare di raggirare il Fisco, del resto questo era il modo migliore per far sì che le carte apparissero tutte regolari, pagando al contempo molte meno tasse sugli utili. L'ennesimo sistema di fatture false grazie alle cosiddette "cartiere" è stato scoperto dalla guardia di finanza di Portogruaro, e ha coinvolto principalmente sette imprese della zona. Alcune di esse si trovano anche nel vicino Friuli e nella provincia di Treviso, proprio al confine con il Veneziano.

Gli amministratori di queste ditte, attive nel settore degli imballaggi, dal 2010 in poi avevano messo a punto un giro di fatture false per operazioni inesistenti con cui abbattevano i loro redditi (mettendo a bilancio quindi spese superiori a quelle reali) e pagavano minori imposte. L'evasione accertata è di un milione di euro, cui si aggiunge un'Iva elusa di 2,7 milioni di euro. Quando lo Stato arriverà a battere cassa saranno guai per i titolari delle ditte, denunciati al pari dei "prestanome" che figuravano come amministratori delle "cartiere" che, al posto di fornire servizi, si limitavano a produrre la documentazione delle attività mai avvenute.

Dunque questo reticolato di carte faceva apparire tutto in regola e permetteva di ottenere anche un occhio di riguardo nei confronti delle banche, che di fronte a tutto questo turbinio di operazioni erano indotte ad allargare i cordoni del credito. A marzo 2014, però, da una di loro è arrivata la segnalazione alla guardia di finanza di qualche attività sospetta, inducendo i baschi verdi a volerci vedere chiaro. Spesso i prestanome erano famigliari dei titolari delle ditte, residenti per lo più nello stesso comune in cui le imprese avevano sede legale.

L'obiettivo del "cartello" era quindi di gonfiare le spese delle imprese aderenti al sodalizio (sono indagati anche i gestori di ulteriori sedici imprese che a più riprese avrebbero contribuito a portare avanti il sistema) per abbattere le imposte sugli utili. Il tutto senza che forniture o servizi venissero mai consegnati o erogati. La "mente" di tutto era il consulente fiscale cui si appoggiava l'intero sodalizio di imprese, in grado di costruire un "castello di carte" in teoria perfettamente coerente, ma in realtà truffaldino. Le indagini delle fiamme gialle hanno consentito di individuare complessivamente una base imponibile sottratta a tassazione di 7 milioni di euro, cui corrisponde un'evasione di imposte dirette superiore al milione di euro, nonché l'emissione di fatture per operazioni inesistenti per 8 milioni di euro. Da ciò deriva un recupero di IVA contestato alle imprese di circa 2,7 milioni di euro. Agli undici denunciati (tre vengono considerati i "dominus" della truffa) viene contestata l'associazione a delinquere per reati tributari.

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