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Cronaca

Iva evasa per milioni di euro, sequestri anche nel Veneziano

La guardia di finanza di Verbania ha scoperto un sistema di fatture false del valore di 203 milioni. Ai prestanome erano garantiti lauti compensi. Coinvolte 35 persone

Sequestri per oltre 2 milioni di euro sono stati effettuati in varie zone del Nord Italia in seguito a un'operazione eseguita dai finanzieri del Comando provinciale di Verbania che ha portato alla luce una grossa frode fiscale in campo iva. Il decreto preventivo riguarda beni che si trovano, oltre che nella provincia Verbano Cusio Ossola, anche in quelle di Treviso, Monza Brianza, Como, Venezia, Milano, Torino e Biella. Nel dettaglio: 6 immobili, 6 terreni, liquidità presente su 52 rapporti finanziari, 8 autovetture, quote di partecipazione al capitale in 9 società, 4 orologi di pregio e una barca ormeggiata a Verbania.

Il sistema di frode all’iva veniva attuato nel campo dei metalli ferrosi. C'erano delle società cartiere (evasori totali) che emettevano fatture nei confronti delle società beneficiarie della frode: queste, anziché pagare il corrispettivo dovuto, le “compensavano” emettendo false fatture per eguale importo, in esenzione d'imposta. L'indagine è partita da movimenti finanziari sospetti operati da un imprenditore verbanese, O.C., che risulta residente in Svizzera ma di fatto vive in Italia: l'uomo aveva come principale fornitore della propria impresa (oltre 4 milioni di euro di acquisti tra il 2013 ed il 2015) una società facente capo a un soggetto milanese deceduto nel 2000. I successivi riscontri hanno consentito di ricostruire un’estesa frode perpetrata attraverso l’emissione e l'utilizzo di fatture false per oltre 203 milioni di euro.

Le responsabilità degli indagati, rilevano i finanzieri, emergono anche tra i dialoghi intercettati: «Se mi chiama il magistrato dico che sono fruttivendolo e che non mi occupo affatto di materiali ferrosi…». L’imprenditore verbanese seguiva le direttive degli organizzatori della frode fiscale: M.S.C., un avvocato residente nella provincia di Milano già agli arresti domiciliari per il reato di bancarotta fraudolenta; e A.R., un pluripregiudicato. Nel procedimento penale sono indagate 35 persone e coinvolte 34 società italiane e 5 con sede in Svizzera e nella Repubblica Ceca. I soggetti intestatari delle cartiere venivano ricompensati con degli "stipendi" mensili del valore di migliaio di euro. Le risorse finanziarie corrisposte dai clienti alle imprese cartiere venivano successivamente messe a disposizione degli organizzatori della frode attraverso bonifici verso società di comodo estere.

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