Frode fiscale e falsi crediti d'imposta: sequestrati beni per 6 milioni di euro
L'inchiesta coinvolge 9 amministratori e 15 imprese nel settore della logistica e del facchinaggio
Oltre sei milioni di euro, tra conti correnti, beni mobili e immobili di pregio, sono stati sequestrati oggi dalla guardia di finanza di Padova nell'ambito di un'indagine su indebite compensazioni di debiti tributari e contributivi dovuti con crediti d’imposta inesistenti, oltre che con l’utilizzo e l’emissione di fatture false, nonché mediante l’omesso versamento dell’Iva. I militari hanno eseguito perquisizioni nelle province di Padova, Venezia, Roma e Milano, nei domicili dei rappresentanti legali e nelle sedi delle società amministrate.
L'inchiesta coinvolge 9 amministratori e 15 imprese e trae origine da verifiche fiscali nei confronti di società cooperative del settore della logistica e del facchinaggio, che fanno capo a un’ulteriore cooperativa con funzione di consorzio, con sede a Padova, che agiva da stazione appaltante. Quest’ultima - stando alle verifiche delle fiamme gialle - acquisiva importanti commesse, eseguite tramite le varie consorziate. L'indagine ha permesso di delineare un quadro indiziario sul conto degli amministratori delle società controllate, in ordine all’indebito utilizzo in compensazione di crediti d’imposta riferiti principalmente a attività di ricerca e sviluppo, ritenute inesistenti, per il pagamento di debiti tributari e contributivi effettivamente dovuti.
Alcune società cooperative, a vario titolo, avrebbero anche omesso di versare l’Iva dovuta e avrebbero utilizzato fatture per operazioni inesistenti, emesse da società cartiere ubicate in Veneto, riconducibili agli stessi indagati, al fine di documentare costi non sostenuti per ridurre i ricavi generati dai servizi resi nei confronti della società cooperativa “capofila”. Con riguardo a quest’ultima società, i finanzieri hanno segnalato all’autorità giudiziaria anche la cessione di un ramo d’azienda ad una società per azioni, sempre collegata a uno degli indagati, per trasferire i migliori asset della prima, così determinando uno stato di insolvenza che, successivamente, ne ha comportato il fallimento, dichiarato dal tribunale di Padova nel giugno dello scorso anno.