Green pass falsi a 300 euro, indagati padre e figlio veneziani
L'inchiesta è coordinata dalla Procura di Termini Imerese (Palermo). Tra gli indagati anche alcuni ragazzini e i loro genitori che avrebbero pagato per procurarsi il documento
Un uomo di 57 anni e il figlio di 26, veneziani, disoccupati ed entrambi "no vax", sono indagati per aver acquistato in Bitcoin, lo scorso mese di dicembre, due green pass falsi. I due sono finiti sotto la lente d'ingrandimento della Procura di Termini Imerese (Palermo) a inizio febbraio, nel corso di una maxi indagine sulla vendita di certificazioni verdi fasulle via Telegram, che ha coinvolto persone provenienti da tutta Italia.
Il meccanismo era semplice quanto rodato: bastava iscriversi ad alcuni canali sull’app di messaggistica, inviare i propri documenti e pagare 300 euro in criptovalute per ottenere un green pass fasullo. L’indagine, condotta dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria della polizia, «scaturisce da un’attività - si legge in una nota - di contrasto delle condotte fraudolente perpetrate attraverso internet che mettono a rischio la fede e la salute pubblica». La "struttura criminale", come la definiscono gli investigatori, era riuscita a raggiungere diverse province italiane, tra le quali, per l'appunto, quella di Venezia.
I venditori assicuravano agli acquirenti il rilascio di un green pass rafforzato personalizzato, chiedendo copia della tessera sanitaria e prevedendo anche "sconti famiglia" per coloro che acquistavano più certificati. Le indagini sono ancora in corso e ulteriori dettagli potrebbero emergere dall’analisi della memoria interna di una trentina di dispositivi tra smartphone, tablet e pc. Al vaglio pure alcuni conti correnti italiani utilizzati per i pagamenti necessari per ottenere la certificazione verde. Con la collaborazione del ministero della Salute, i falsi documenti saranno disabilitati così da impedirne ogni utilizzo.
Articolo originale su PalermoToday
