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Cronaca

"Una porta tra l'Oriente e l'Europa": firma per la progettazione del porto offshore di Venezia

Venerdì accordo tra Comune, autorità portuale e il gruppo cinese CCCG: l'opera consentirà di ricevere le navi commerciali più grandi. Tra 6 mesi potrà essere presentata al governo

Un "piccolo passo" che apre le porte a un progetto molto ambizioso: la creazione della piattaforma offshore che consentirà alla navi commerciali più grandi e moderne di attraccare a Venezia e di rendere competitiva a lungo termine l'economia legata al porto della città. Così venerdì il Comune e l'autorità portuale hanno presentato la firma del contratto che assegna la progettazione definitiva del sistema portuale offshore-onshore di Venezia. Presenti il sindaco Luigi Brugnaro, il presidente del porto, Paolo Costa, e il general manager of Overseas Marketing Development for Europe and Middle East di CCCG, Song Debin.

Il progetto comprende la realizzazione di una piattaforma d'altura a 8 miglia da Malamocco e di terminal container in area Montesyndial a Porto Marghera. Quella di venerdì è la firma del contratto di progettazione assegnato con gara internazionale all'associazione di imprese 4C3, costituita dalle società 3Ti Progetti Italia ed E-Ambiente: realtà che fanno capo a un colosso tra i contractor mondiali, ossia CCCG, China Communication Constructions Company Group. Per Brugnaro questo è un momento che "concretizza dei ragionamenti fatti da tempo". "È una firma simbolica e importante - ha detto il sindaco - a vantaggio della città di Venezia, che può tornare a essere uno dei luoghi importanti nei rapporti con la Cina".

Rendering della piattaforma offshore a Venezia

"Con la firma di questo atto - spiega Costa - si conclude una fase decisiva della lunga strada avviata anni fa per trasformare un problema in una grande occasione. La protezione di Venezia ha richiesto che la laguna fosse difesa dal mare tramite le barriere del Mose, e questo ha comportato un aumento delle difficoltà nella nautica. Per questo è stata elaborata soluzione innovativa: fare arrivare le grandi navi cargo in una piattaforma offshore e da lì mettere in campo delle navette che trasportano i container verso terra. Così si evita di scavare ulteriormente i canali nella laguna rendendo comunque possibile ricevere le navi commerciali".

"È un regalo per Venezia, che potrà ancora contare sul porto e quindi sull'industria, ovvero una base di sviluppo che si affianca a quella turistica e riequilibra l'economia della città. Ma anche un regalo per l'Italia e per l'Europa, che così avranno una porta d’accesso efficiente dall'Oriente. Guardiamo ai prossimi 10-15 anni: potremo ricevere navi che in futuro saranno normali, quelle da 18mila Teu che al momento non possono entrare in alcun porto italiano. Sono obiettivi ambiziosi, ma questo è un passo decisivo. Per il porto è uno sforzo elevato, perché il contratto vale 4 milioni di euro. Ma siamo sicuri di aver affidato il progetto al gruppo giusto: entro 6 mesi saremo nelle condizioni di poterlo presentare al governo". Debin ha infine inquadrato il progetto di Venezia nella più ampia politica proposta dalla Cina “One belt one road”, che prevede lo sviluppo e l'implementazione di una nuova via della seta, che migliori la rete dei collegamenti commerciali mondiali e che, per ragioni anche storiche, non poteva non includere Venezia.

"La firma di oggi - commenta Michele Mognato, parlamentare Pd - è importante perché la realizzazione del terminal d’altura è stato sia concepito come funzionale alla strategia di estromissione del transito di navi trasportanti materiali pericolosi dalla laguna di Venezia sia come opportunità per risolvere la questione dell'accessibilità e di sviluppo del traffico portuale. Emerge come dato contraddittorio il fatto che lo stesso progetto attende ancora l’approvazione in linea tecnica da parte del Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica), atto anche necessario per garantire il finanziamento all'opera previsto nelle leggi di stabilità. In proposito eravamo già intervenuti con un’interrogazione parlamentare il 3 agosto 2016. Su questo progetto c'è una forte contrarietà degli altri porti e lo stesso ministero nutre dubbi e perplessità. Sarebbe interessante conoscere i contenuti della relazione tecnica presentata al Cipe, perché questa indecisione provoca incertezza e di cui le migliaia di lavoratori e le tante imprese non hanno assolutamente bisogno. È necessario definire nelle opportune sedi istituzionali il parere sul progetto che, se confermato di rilevanza strategica nazionale, deve essere assunto come decisivo delle politiche di sistema dell'economia del mare".

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