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Cronaca

Truffa dei bonus Covid, altri 10 milioni sequestrati: anche due immobili a Venezia

I finanzieri hanno proseguito l'indagine di gennaio, ottenendo un nuovo decreto del giudice nei confronti di 5 persone. Sono sospettate di aver fatto parte di un'associazione a delinquere che sfruttava i bonus fiscali introdotti per la pandemia

A gennaio un'operazione della guardia di finanza di Rimini aveva scoperchiato un'associazione a delinquere, composta da 56 soggetti "attivi" e da 22 prestanome in tutta Italia, che avrebbe frodato lo Stato per 440 milioni di euro, commercializzando falsi crediti di imposta introdotti tra le misure di sostegno governative del decreto rilancio del 2020, durante la fase più acuta della pandemia: bonus locazione, bonus facciate, sismabonus.

I finanzieri avevano bloccato da subito 305 milioni di crediti, prima che venissero venduti. Restava da rientrare in possesso di crediti già commercializzati per 135 milioni, ma che in realtà erano stati venduti più o meno al 40% del loro valore e quindi avevano fruttato agli indagati un guadagno di circa 54 milioni. Di questi, gli investigatori hanno sequestrato per ora l'equivalente di 40 milioni, tra immobili, società, veicoli, disponibilità finanziarie e anche criptovalute. Ora mancano all'appello 14 milioni.

L'ultima "tranche" risale a ieri, 13 aprile, quando i finanzieri hanno recuperato quasi 10 milioni di euro sequestrando beni di vario tipo a cinque degli indagati per i quali il gip ha emesso un secondo decreto di sequestro preventivo: si tratta di un commercialista riminese, l'imprenditrice mestrina S.S., un'altra imprenditrice di Rovigo, uno di Milano e uno di Giulianova. Alla veneziana, in particolare, sono stati requisiti due immobili nel capoluogo. In provincia risulta coinvolta nell'indagine un'altra persona, il commercialista chioggiotto M.B.

Nel corso delle varie perquisizioni di gennaio, i militari hanno recuperato 175 dispositivi informatici con oltre 20 terabyte di dati da analizzare. Lo sforzo, come visto, ha dato come risultato, finora, il recupero di circa il 97% dell’ammontare della presunta frode. C'erano anche i crediti bloccati prima che venissero ceduti: una parte di questi, per un valore di 80 milioni, era già stata immessa nel sistema di vendita e sarebbe bastato un click per farli sparire. Gli accertamenti hanno appurato in che modo gli indagati avevano impiegato i soldi, individuando le tracce delle movimentazioni verso l’estero e l'acquisto di moneta virtuale. E poi oro, platino e orologi di valore che erano conservati in una cassetta di sicurezza in Austria.

Decisivo il ruolo dell’Eurojust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale che collabora con le amministrazioni nazionali nella lotta al terrorismo e alle forme gravi di criminalità organizzata. L’intervento di Eurojust ha consentito di assicurare una rapida esecuzione alle richieste di accertamenti bancari e ha agevolato l’esecuzione dei sequestri in Austria.

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