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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

L'ultimo saluto al patriarca emerito "La sua forza negli anni del sangue"

Basilica di San Marco gremita di fedeli. L'omelia di monsignor Moraglia e il discorso del sindaco, a rievocare l'intenso patriarcato veneziano

Campane a lutto, sabato mattina, nella basilica di San Marco. La chiesa che onora il santo patrono ha dato così il suo estremo saluto al patriarca emerito che ne portò umilmente il nome. Piazza gremita, maxi schermo all’esterno della cattedrale, perché Venezia è troppo grande per starci in una chiesa. Poi, dopo il rito, il passaggio della bara in piazza San Marco, per l'ultimo saluto alla città. Infine, le spoglie del cardinale, morto a 88 anni, sono state trasferite nella cripta di San Marco.

Dopo 5 giorni di celebrazioni in suo onore, i funerali celebrati dal suo erede episcopale, il patriarca Moraglia. Un saluto commosso il suo: e quello dei tanti fedeli che hanno voluto esserci. Quegli stessi fedeli che, come ha ricordato il patriarca di Venezia nell’omelia, hanno “accolto” il sacerdote all’inizio del suo mandato, e per cui Marco Cè era stato patriarca nel senso più intenso e letterale della parola, nel senso di “padre”. Un sentimento per il proprio ruolo spirituale che, al momento del passaggio di testimone, Cè aveva voluto trasmettere anche a colui che nella mattinata di sabato 17 maggio ha celebrato la messa dei saluti.

Nella sua omelia, il patriarca Moraglia ha ricordato il momento storico in cui Marco Cè diede inizio alla sua missione. 23 anni dedicati alla Chiesa di Venezia, anni difficili per la comunità, cristiana e non, dal 1979 al 2002. Anni in cui, ha ricordato il patriarca, una striscia di sangue ha segnato il territorio e Porto Marghera. Dall’uccisione di Sergio Gori, vice direttore dello stabilimento, nel 1980; all’assassionio di Alfredo Albanese, che indagava sul caso, appena qualche mese più tardi; a quello di Giuseppe Taliercio nel 1981. In anni cruciali della storia veneziana, Marco Cè era stato chiamato dalla chiesa cristiana a servire la comunità di San Marco, erede di Albino Luciani, che si apprestava ad intraprendere il suo brevissimo papato. Una missione, la sua – ha ricordato ancora il patriarca di Venezia – accolta con la devozione di un sacerdote e il timore di un uomo. Portata avanti ben oltre il suo mandato, servendo la comunità di cui era stato padre anche negli anni successivi al 2002, fino alla sua scomparsa lunedì scorso.

I suoi funerali si sono svolti il 17 maggio. Nello stesso giorno, 44 anni prima, nel 1970, Marco Cè veniva ordinato vescovo nella basilica di Crema. Anche questo ha rievocato l’omelia del patriarca. Anni post-Concilio, che hanno profondamente ispirato la passione e la dedizione del sacerdote. Un uomo che sapeva comprendere il proprio tempo, pur partecipandovi con tono sommesso e pacato.

Così ha voluto ricordarlo  anche il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, nel suo intervento ai funerali solenni del patriarca emerito. “Sin da subito il Patriarca Marco, Marco come il patrono della città che così fortemente ha amato, si pose con la semplicità degli ultimi. Il suo tono apparentemente sommesso, trasmetteva al suo interlocutore quello spirito di vicinanza e di comprensione riservata all’amabilità di un padre. Rifuggiva da quel rumore che appartiene ai nuovi tempi, da quel rumore che distrae e confonde tutto, cercando le ragioni intime anche nelle cose più semplici, ma sapendo in tal modo essere ugualmente attento ed interprete della contemporaneità”.Anche  Orsoni ha rievocato gli anni di sangue di Porto Marghera, in cui il patriarca seguì con attenzione l’impegno degli amministratori.

Un funerale speciale. Alla presenza del patriarca e dei concelebranti vscovi del Nordest. Ma non solo. Tra le migliaia di persone assiepate, dentro e fuori la basilica, rappresentanti anche della Chiesa Luterana, di quelle ortodosse, Valdese e Metodista. E, ancora, esponenti politici, dal sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, alla parlamentare Rosi Bindi, al presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, l'ex sindaco lagunare Massimo Cacciari e il prefetto Domenico Cuttaia. In mezzo alla folla sventolavano le bandiere dei Grandi Pili, poste a mezz'asta in segno di cordoglio, mentre dal pulpito sono stati letti i saluti del cardinale Loris Capovilla (ex segretario di Papa Giovanni), del cardinale Angelo Scola (arcivescovo di Milano, già patriarca di Venezia), e del cardinale Bagnasco che a nome della Cei ha espresso il proprio cordoglio. In piazza, all'uscita della Basilica, le forze dell'ordine si sono schierate per accogliere l'uscita del feretro, mentre molti negozi hanno abbassato le saracinesche in segno di rispettoso dolore. Anche i gondolieri, che tante volte hanno accompagnato il patriarca Marco nei suoi spostamenti “ufficiali”, hanno alzato i remi in un ultimo, commosso saluto.

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