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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Parlano i venticinquenni veneziani: "Qui la politica ha fallito, noi vogliamo resistere"

Lettera aperta del gruppo "Generazione 90", "Il turismo rovina la città, presto non saremo più patrimonio Unesco. Ogni anno più di mille cittadini si arrendono e abbandonano la città"

"Venezia che muore, Venezia poggiata sul mare, la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi Venezia la vende ai turisti". Comincia con una citazione di Francesco Guccini (versi che risalgono al 1981, ma decisamente attuali) la lettera aperta scritta da "Generazione 90 Venezia", un gruppo di giovani veneziani non rassegnati e decisi a lottare per la sopravvivenza della propria città. "Guccini, tra i primi, denunciava quella che all’epoca cominciava a delinearsi come la fine certa della città più bella del mondo - scrivono - Sono passati quasi quarant’anni e la condizione che noi cittadini viviamo ogni giorno ci rende dei resistenti. Sopravvissuti duri a morire che a testa bassa subiscono all’angolo".

"La politica qui ha fallito miseramente - attaccano i ragazzi - permettendo uno scempio senza precedenti. Una migrazione costante che ha portato i residenti all’esiguo numero di 55mila abitanti, contro le quasi duecento che la popolavano a metà del secolo scorso. Ogni anno più di mille cittadini si arrendono e, stremati, abbandonano questo insieme di isolotti così prezioso. L’Unesco ha denunciato ciò che sta accadendo, dando sette mesi di tempo alle istituzioni per invertire la rotta. Poi Venezia verrà cancellata dai siti del patrimonio dell'umanità e entrerà a far parte dei siti monumentali a rischio. Sette mesi che mai basteranno per fermare un processo iniziato troppo tempo addietro, soprattutto se le parti chiamate in causa deridono tale avvertimento".

"In questi anni decine di associazioni si sono alternate alla guida popolare - continua la lettera - cercando di smuovere un sentimento ormai assopito e narcotizzato dagli ingenti introiti che il Dio denaro, grazie ai milioni di turisti, garantisce alla gran parte della cittadinanza. Si è ormai persa totalmente la concezione di locus amoenus che tanti artisti aveva attirato in passato, e si è preferita l’invasione smodata disposta ai due euro per la bottiglietta d’acqua. Venezia è presa in prestito dai nostri figli, e noi ce lo siamo dimenticati troppo presto.

"Allora mi rivolgo a chi in laguna non c’è mai venuto e ci verrà, a chi invece se n’è innamorato e tornerà e soprattutto a chi tutte le mattine si alza e contribuisce a far respirare il Pesce. Salvaguardate quest’esperienza, fate in modo che lei abbia un ricordo positivo di voi. Esplorare la laguna è molto di più di un selfie in piazza San Marco. Non facciamo l’errore di pensare che non sia affar nostro, Venezia è affare di tutti. Prendetelo come un grido rabbioso di un ventitreenne che si vede portare via il proprio futuro ed è circondato da ragazzi, a cui questo parco giochi che è VeniceLand, tarpa le ali continuamente; ma non restate inermi. Il cantautore alla fine scrive, «Può darsi che un giorno saremo contenti di essere solo lontani parenti». Non diamo ragione a Guccini".

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