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Cronaca Mira

Grandi navi: «Soluzione nel Comitatone 2017. Ed è quella del governo»

L'annuncio del sottosegretario veneziano Pier Paolo Baretta al Consiglio comunale di Mira, venerdì. Musolino: «Subito qualche nave a Fusina. In futuro nella prima zona industriale di Marghera»

Per fare un passo avanti sulla questione grandi navi a Venezia, per il sottosegretario all'Economia veneziano Pier Paolo Baretta, bisogna tornare di due anni indietro. Al Comitatone del novembre 2017, di cui lui stesso faceva parte, come sottosegretario all'Economia. «Grandi navi a Marghera e anche oltre, verso la Marittima», dice Baretta venerdì sera, ospite al Consiglio comunale di Mira, assieme al presidente dell'Autorità portuale Pino Musolino e a Giovanni Giusto, assessore della giunta Brugnaro, tra gli altri. Tutto cambia perché niente cambi. Quel progetto, sostenuto dall'ex assessore della giunta Cacciari, Roberto D'Agostino, con transito delle navi nella prima zona industriale, attraverso il canale dei Petroli, bocciato dalla Commissione Via del ministero dell'Ambiente nel 2015, è il progetto del governo Conte bis, secondo Baretta. «Ripartire dalle decisioni dell'organismo interministeriale per il coordinamento e il controllo sulla laguna di Venezia, comprese le bonifiche, i marginamenti, gli escavi, gli interventi, i finanziamenti destinati ai Comuni della gronda lagunare, previsti dalla legge Speciale per Venezia, superando il commissariamento del Mose», dice Baretta, e come nel 2017 ripete: «L'importante è fare presto».

La soluzione Marghera

Il Comitatone 2017 aveva tenuto assieme, sotto la guida del ministro dei Trasporti Graziano Delrio, la Regione di Luca Zaia, il Comune di Venezia di Luigi Brugnaro, il Comune di Chioggia di Alessandro Ferro, Mira di Marco Dori, Jesolo di Valerio Zoggia, Roberta Nesto di Cavallino Treporti e il presidente del Sistema Portuale Pino Musolino. «Via le grandi navi dalla Giudecca e dal bacino di San Marco, si legge sul sito del ministero dei Trasporti -  ci vuole una soluzione definitiva. Le grandi navi arriveranno a Marghera e si fermeranno nel canale nord di Marghera», la prima zona industriale, dove insistono Pilkington la Bioraffineria di Eni e anche Fincantieri. Imprese che godono di ottima salute, dotate del loro spazio vitale in laguna per il carico-scarico merci e banchine di attracco delle porta container. Una soluzione per questo da sempre contrastata dai chimici della Filctem Cgil e dai meccanici della Fiom, e che ha invece incontrato il favore della Filt Cgil, che vive il trasferimento del traffico passeggeri delle crociere a Marghera come un'occasione di sviluppo per il lavoro nei trasporti. «Grandi navi nella zona portuale di Marghera - la soluzione individuata da Delrio per conto del governo Renzi - canale nord, con accesso attraverso la bocca di Malamocco e il canale di navigazione Malamocco-Marghera (Petroli)». Esattamente quella esclusa dal ministro pentastellato dei Trasporti Danilo Toninelli. «Arrivando dal canale dei Petroli, una grande nave da 340 metri, che deve fare nel bacino di evoluzione una curvatura per attraccare nella banchina del nuovo porto crociersistico, va incontro a grossi problemi di sicurezza. Quella è una zona a rischio Seveso - aveva detto Toninelli nella sua visita veneziana, pochi giorni dopo l'incidente della Msc Opera contro la sponda di San Basilio, il 2 giugno scorso -. Lì ci sono raffinerie, stoccaggi di benzine e il petrolchimico. Coloro che affermano il sito di Porto Marghera come soluzione già definita tralasciano che quella è una ex zona industriale, che deve essere bonificata». Toninelli aveva anche detto: «su Marghera non c'è niente di concreto».

Breve e lungo periodo

«Il piano D'Agostino è quello compatibile con il programma che si sta sviluppando sull'area metropolitana di Venezia. Nella prima zona industriale c'è la possibilità di individuare un'area dismessa, come quella dell'ex Italiana Coke, vuota da 130 anni, dove realizzare un terminal nuovo, con una verifica e manutenzione del canale Vittorio Emanuele III, ora autorizzato a 11,50 metri. Pescaggio che non abbiamo mai preteso di raggiungere, potendo scegliere un certo tipo di naviglio assieme alle compagnie crocieristiche. Un po' di navi si possono spostare rapidamente a Fusina in due anni, nel 2020, stiamo cercando di verificare se ciò è compatibile con l'accordo di finanza e progetto. L'adeguamento di Fusina sì prevede una spesa di soli 800 mila euro, ma che bastano per adeguare la banchina di Tiv, uno dei terminal presi in considerazione dal ministro Toninelli per spostare le grandi navi. Lì c'è una concessione che scade nel 2052 e ha obblighi precisi, c'è un contratto individuato dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) che bisogna rispettare perché è legge dello Stato - dice Musolino -. Fusina ha la possibilità di assorbire una parte del naviglio. Le banchine hanno 190 metri di lunghezza massima, 230 metri la più lunga. Il governo ci ha chiesto una proiezione delle navi che si possono spostare e abbiamo calcolato un numero di 29 navi, non grandi cose». «Bisogna farle approdare in Marittima - sottolinea anche l'assessore Giusto - perché chi compra il biglietto per la crociera vuole venire a Venezia». Mentre a ricordare una delle soluzione fuori dalla laguna che ha ottenuto la Via, contestata davanti al Tribunale amministrativo regionale, che ha poi respinto il ricorso del sindaco Brugnaro, e che infine ha ricevuto anche il verdetto favorevole del Consiglio di Stato, l'8 agosto scorso, è Cesare De Piccoli, del progetto Venis Cruise 2.0. Realizzato assieme alla Duferco Italia Holding, qualche anno fa, per l'attracco delle grandi navi fuori dalla bocca di Porto del Lido, il progetto continua a rimanere chiuso in cassetto dal 2014.

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