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Venerdì, 19 Aprile 2024
Green pass

Dal parrucchiere col Green pass, tra rischio abusivi e controlli severi

Il provvedimento entrerà in vigore dal 20 gennaio e riguarderà anche centri estetici e tatuatori. Confartigianato chiede tolleranza zero

Tra le misure introdotte dal Governo per limitare la diffusione del Covid, c'è ache quella che da giovedì 20 gennaio impone di essere in possesso di Green pass nella versione "base", ossia quella che si può ottenere anche con un tampone rapido, per accedere ai saloni di bellezza, andare dal parrucchiere e nei centri estetici.

Si tratta di un provvedimento accolto con diversi gradi di giudizio da chi opera nel settore, e sono in particolare i professionisti di bellezza i più perplessi, non tanto per la misura in sé, quanto per il rischio che tornino a dilagare le prestazioni domiciliari "in nero". «Crediamo che la stragrande maggioranza delle persone abbia compreso la necessità di dotarsi di Green pass, - ha commentato la presidente della Federazione Benessere di Confartigianato Veneto, Tiziana Chiorboli - e chi non vuol saperne di vaccinarsi ha comunque la possibilità di sottoporsi a tampone per recarsi nei nostri esercizi. Tuttavia, abbiamo bene a mente cosa è accaduto in situazioni simili lo scorso anno: la gente non rinuncia alla cura estetica del proprio corpo e temiamo un contraccolpo derivante dai servizi svolti abusivamente in casa».

Il comparto del benessere e della cura del corpo consta in tutta la regione di 11.942 imprese artigiane e 23.467 addetti, un numero rilevante per un settore che ha già subito un contraccolpo nel corso dei due anni passati. Se la pandemia ha già ridotto il numero di clienti che frequentano saloni e centri estetici, il rischio, ora, è che le persone prive di certificazione verde si rivolgano in maniera più massiccia a chi fornisce servizi non autorizzati a domicilio. Per questo motivo Confartigianato chiede la mano dura, affinché non si ripresentino situazioni già viste in passato: «Non può nuovamente succedere che gli abusivi esercitino indisturbati nelle loro case favorendo la diffusione del contagio. - ha aggiunto Chiorboli - Serve tolleranza zero e quindi maggiori controlli e sanzioni da parte degli organismi addetti alla vigilanza, per non vanificare le disposizioni che siamo tenuti civilmente a rispettare nei nostri locali».

In un quadro di incertezza per tutti i settori, Confartigianato cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: «Comprendiamo l’esigenza di attivare tutte le soluzioni possibili per evitare il ritorno ai lockdown che tanto hanno penalizzato le nostre attività negli anni scorsi - ha aggiunto Chiorboli - e vogliamo essere anche noi testimoni di prevenzione ed educare i nostri clienti ad adottare i corretti comportamenti a tutela della loro salute e della sicurezza di tutti. Usciremo da questa situazione di stallo solo quando tutti i cittadini avranno adottato misure efficaci di protezione, e nel contempo ci sentiamo in dovere di trasmettere positività ai nostri clienti unitamente al benessere che garantiamo con i nostri servizi».

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