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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Mestre Centro / Via Forte Marghera

Guerra e caro prezzi: agricoltori e allevatori manifestano a Forte Marghera

Mobilitazione venerdì mattina per denunciare i danni che l'invasione dell'Ucraina sta causando anche all'economia locale italiana. Presenti il sindaco Brugnaro, il governatore Zaia e i sindaci del territorio

Contro la guerra in Ucraina, che affossa anche le economie locali venete, centinaia di allevatori, agricoltori e pescatori stanno manifestando in tutta Italia. A Mestre il ritrovo era presso il piazzale esterno di Forte Marghera, dove nella mattinata del 25 febbraio sono arrivati, tra gli altri, il sindaco Luigi Brugnaro e il governatore Luca Zaia. «Il governo deve farsi sentire - ha detto Brugnaro - e presidiare le ritorsioni contro la Russia, per evitare che a pagare siano i produttori. La benzina è costosissima, la coltivazione dei campi non è più sostenibile. C'è il rischio di perdere le varietà locali, bisogna ascoltare queste categorie». Il sindaco ha ribadito: «Condanniamo questo intervento ingiustificato della Russia sull'Ucraina. Dobbiamo tenere aperti i colloqui diplomatici, Venezia ha un dialogo con i russi e questo filo conduttore va mantenuto nell'interesse nazionale. Manifestiamo la nostra solidarietà al popolo ucraino - ha concluso - e ci stiamo preparando per accogliere anche eventuali profughi».

Manifestazione Coldiretti a Forte Marghera

Zaia: «Agricoltura settore strategico»

Il presidente Zaia, salito sul palco, si è rivolto così ai partecipanti: «Viviamo in un Paese che non considera l’attività agricola strategica. Il momento è critico, le bollette sono arrivate al 120%, i mangimi al 40%. Il bilancio in agricoltura è negativo. Non possiamo pensare che gli agricoltori siano una cosa folkloristica, perché l'agricoltura in Veneto fattura 6 miliardi, e senza i 350 prodotti tipici del Veneto avremmo difficoltà a mantenere l’industria del turismo». Parlando della guerra, Zaia ha detto che «la situazione rasenta la follia criminale: l'Ucraina è sotto attacco, non ci sono giustificazioni di natura geopolitica o di contemporaneità per  giustificare un evento bellico. Il mondo deve insorgere».

Costi lievitati

La manifestazione è indetta dalla Coldiretti, che denuncia come gli addetti non siano più in grado di coprire i costi per il balzo dei beni energetici, che si trasferiscono a valanga sui bilanci delle aziende. Spiega l'associazione: «Il caro petrolio spinto dall’invasione dell’Ucraina costringe le barche a rimanere in banchina e a fermare i trattori. Le ritorsioni della Russia colpiscono i mezzi di produzione, a partire dai concimi, obbligando i coltivatori a tagliare i raccolti, mentre sanzioni ed embarghi bloccano i commerci, sconvolgono i mercati e favoriscono le speculazioni».

Import-export a rischio

La crisi per l'import-export è confermata da Cna, la confederazione degli artigiani: «Il nostro Paese acquista dall’Ucraina oli grezzi di girasole, mais e frumento tenero. Soprattutto per quanto riguarda il mais, l’Ucraina è il nostro secondo fornitore dopo l’Ungheria». La situazione preoccupa nel Nordest perché, tra il 2010 e il 2019, le superfici cerealicole rispetto al complesso delle superfici a seminativi è scesa dal 42,1% al 33,3%. Come Paese non siamo autosufficienti e ci allontaniamo sempre di più da questo obiettivo. Il Veneto nel 2019 ha esportato verso l’Ucraina per 302,9 milioni di valore totale, lo 0,5% dell’export regionale, in crescita del 31,3% rispetto al 2009; mentre 469,3 milioni è il valore delle importazioni dall’Ucraina nel 2019, l’1% dell’import regionale, in crescita del 111,8% rispetto al 2009 (macchinari, elettrodomestici, prodotti chimici).

Agricoltori contro la guerra

A Forte Marghera sono arrivati i trattori a colpi di clacson, un allevatore vicentino ha allestito l’arca di Noè con gli animali della fattoria a rischio di estinzione a causa dell’impennata dei costi dei mangimi alimentata dalla guerra, con l’Ucraina che garantiva il 20% delle importazioni italiane di mais. Tra i cartelli: "Putin facciamo la pace", “Mettete i fiori nei vostri cannoni”, “Fermiamo la guerra dei prezzi”. L'iniziativa è sostenuta da assessori e consiglieri regionali, sindaci del territorio, rappresentanti delle istituzioni. Più tardi Coldiretti ha consegnato a Sebastiano Cento, vicario del prefetto, un documento con il quale si chiede al prefetto di farsi portavoce al ministero delle difficoltà degli agricoltori.

Conseguenze per il turismo

Anche il settore turistico potrebbe andare incontro ad una forte riduzione degli arrivi dai Paesi coinvolti dal conflitto: secondo la Fondazione Think Tank Nord Est, nel 2019 i visitatori russi nella provincia di Venezia sono stati 525mila e quelli ucraini 190mila, per una quota complessiva del 2,6% degli stranieri. Il mercato russo è importante per il turismo anche perché esprime una capacità di spesa tra le più elevate in assoluto, che nel triennio 2017-2019 si aggirava sui 170 euro a notte. Nel 2019 i russi avevano speso oltre 100 milioni di euro nel Veneziano. «Il turismo è un settore basato sull’apertura internazionale - dice Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est - ed infatti ha sofferto molto a causa delle restrizioni agli spostamenti determinati dalla pandemia. Ora, il conflitto in corso tra Russia e Ucraina mette a rischio gli arrivi dei turisti da un mercato importante».

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