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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

False immatricolazioni e evasione su auto di lusso: truffa milionaria, 44 vittime nel Veneziano

Il sistema è stato scoperto dalla guardia di finanza di Pordenone. Più di 800 clienti truffati in tutta Italia: pensavano di aver acquistato veicoli in regola, ma non era così. In altri casi versavano anticipi senza ricevere nulla in cambio

In quattro anni sono stati sottratti al fisco 30 milioni e 572mila euro, di cui 5 milioni e 400mila solo di iva. Risultano indagate 18 persone e sono stati emessi provvedimenti restrittivi per cinque di loro: uno in carcere, due ai domiciliari (sono i vertici dell'organizzazione, residenti a Pordenone, Anzio e Nettuno) e altri due meno gravi. Le persone truffate sarebbero 835, di cui 44 in provincia di Venezia: in pratica si sono ritrovate tra le mani veicoli che pensavano essere in regola e che invece non lo erano, e quindi non possono circolare. Non solo, perché nella maggioranza dei casi le auto hanno percorso molti più chilometri di quelli dichiarati dai venditori-truffatori. Lo riporta UdineToday.

Truffa milionaria

È stato disposto un sequestro preventivo per 5 milioni e 168mila euro su beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie degli indagati. Per 635 vetture - immatricolate in maniera fraudolenta negli uffici della motorizzazione civile di Treviso, Roma e Latina - è stato disposto dalla procura di Udine il sequestro delle carte di circolazione. In alcuni casi i malviventi hanno messo in atto truffe più "classiche", intascandosi anticipi (o l'intero importo della vendita) senza mai consegnare le macchine: con queste modalità hanno accumulato 2 milioni e 150 mila euro. Il prezzo medio di un'auto trattata era di 50mila euro.

L'inchiesta

Sono i numeri della maxi inchiesta su un commercio online di auto di lusso che ha avuto come componenti operative la guardia di finanza di Pordenone e la polizia stradale di Palmanova. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Udine, Matteo Carlisi. Le ipotesi di reato che sono state prese in considerazione dagli inquirenti, a diverso titolo per i protagonisti della vicenda, sono quelle di associazione per delinquere, truffa, omessa dichiarazione ai fini delle imposte dirette e dell'iva, distruzione e occultamento di scritture contabili, falso in bilancio, falsità ideologica e materiale. L'indagine ha avuto origine un paio d'anni fa (ma l'attività criminale era partita già due anni prima) in seguito ad una serie di segnalazioni, alcune delle quali erano state rese popolari dal programma tv "Striscia".

Come funzionava

Il gruppo, che operava con società fittizie con sedi a Roma e Palermo, vendeva auto di pregio su internet, prevalentemente di provenienza tedesca (come Mercedes, Audi, Bmw). Per nascondere tutto all'erario era stato creato un meccanismo di scatole cinesi, con i redditi evasi destinati a società che fungevano da schermo: erano intestate a prestanomi nullatenenti, quindi non solventi e non aggredibili da creditori. Con l'aiuto di alcune agenzie di pratiche automobilistiche colluse l'organizzazione riusciva, in alcuni uffici della motorizzazione civile, a sottrarsi alle disposizioni di legge anti evasione che vietano l'immatricolazione di veicoli usati di provenienza comunitaria senza il preventivo versamento dell'iva. Nel corso delle procedure di immatricolazione veniva presentata documentazione falsa con firme contraffatte degli acquirenti ignari. Mentre questi ultimi erano convinti di aver acquistato un bene "pulito". Con questo sistema sarebbero state truffate persone in tutte le regioni italiane, tranne Molise e Val d'Aosta. Come detto, inoltre, le auto commercializzate avrebbero subìto una riduzione del chilometraggio - dal 50% al 70% - tramite la manomissione del software e delle centraline. Gli "schilometraggi" venivano effettuati in due officine venete, una in provincia di Treviso e l'altra a Padova.

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