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Cronaca

Ucraina, un anno dopo: l'impegno per i 15 mila profughi transitati per Venezia

Ad oggi i rifugiati presenti sul territorio comunale sono 724, di cui 424 adulti e 300 minori

A un anno dall'inizio del conflitto in Ucraina, il Comune di Venezia traccia il bilancio sull'attività di accoglienza dei circa 15 mila profughi che hanno trovato assistenza e ospitalità nel territorio comunale. A presentare i numeri della macchina organizzativa entrata in funzione il 24 febbraio 2022, sono stati il vicesindaco con delega alla protezione civile, Andrea Tomaello, gli assessori alle Politiche educative, Laura Besio, e alla Coesione sociale, Simone Venturini.

L'impegno della protezione civile in numeri

I volontari della protezione civile impiegati sul campo, oltre 500, hanno gestito il trasferimento di 1.196 persone, con gli automezzi al loro disposizione, percorrendo oltre 18.900 chilometri. Il loro impegno è stato costante, dal 4 marzo al 29 giugno quando, vista la netta diminuzione degli arrivi, la Regione ha ritenuto non più necessario l’impiego del volontariato della protezione civile. Ad oggi i rifugiati presenti sul territorio comunale sono 724, di cui 424 adulti, 58 minori di età compresa tra 0 e 6 anni, 148 tra 7 e16 anni, 94 di età tra 16 e 18 anni.

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«La protezione civile del Comune di Venezia, con il gruppo dei volontari, ha fornito un grande aiuto fin dall'inizio dell'emergenza - ha detto Tomaello - La stazione ferroviaria di Mestre è stato uno dei principali snodi ferroviari utilizzati dai profughi per raggiungere il nostro territorio o per raggiungere altre destinazioni». Al binario 1, ha ricordato il vicesindaco, è stato allestito un gazebo dotato di prese elettriche, brandine e generi di primo conforto dove i numerosi profughi in transito hanno potuto ristorarsi e chiedere informazioni. «Tutta la città si è davvero mobilita con un grande trasporto emotivo».

Conferenza in Comune

C'è stata grande attenzione sin dal principio a servizi educativi, di istruzione e ricreativi per i piccoli rifugiati. «Questo perché, - ha ricordato Besio - soprattutto all'inizio dell'emergenza, il grosso esodo è stato costituito da mamme e bambini, e quindi si poneva il tema di donare ai bambini sradicati dalla loro terra uno spazio di distrazione, una valvola di sfogo e anche uno spazio di integrazione con i propri coetanei. Come Comune ci siamo attivati facendoci carico di un impegno economico che ha riguardato le iscrizioni agli asili nido e alle scuole per l'infanzia comunali, ma anche la gratuità delle rette della mensa scolastica e dello scuolabus, oltre che le cedole librarie».

Con la chiusura delle scuole si è aggiunto poi l'impegno dei centri estivi convenzionati, «che sono stati frequentati da una quarantina di bambini», ha aggiunto Besio, ricordando poi come «con la ripartenza dell'anno scolastico in corso, abbiamo ribadito il nostro impegno integrandolo con l'acquisto del materiale scolastico anche per chi frequenta le scuole secondarie paritarie e statali. Nonostante non ci fossero indicazioni precise, su impulso del sindaco Luigi Brugnaro fin dall'inizio c'è stato un grande impegno che ci ha visti subito tutti attivi attorno a un tavolo per pianificare gli interventi da attivare in emergenza».

«Venezia tra le prime città per capacità di accogliere»

Per l'assessore Venturini, i numeri dicono che «Venezia è stata tra le prime città in Italia per capacità di accogliere e di integrare. Sono centinaia le famiglie ucraine che sono passate per Venezia. Molte sono ancora qui, tante sono pienamente integrate: i bambini frequentano le scuole della città, i genitori lavorano. C'è la possibilità di continuare questo tipo di percorso insieme. Oggi il ricordo va ai primi giorni dell'accoglienza, in cui bisognava trovare una situazione di ricovero emergenziale per tantissime persone che arrivavano di notte dopo essere scappate dalla guerra, le riunioni operative coordinate dal sindaco che fin dal primo giorno ha voluto attivare una macchina organizzativa senza precedenti che è stata presa come esempio da altre città italiane».

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