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Cronaca Chioggia

Bancarotta da oltre tre milioni, arrestato imprenditore di Chioggia

L.F., 65enne di origini napoletane residente a Sottomarina, acquisiva aziende decotte per poi "spolparle" con fatture false e bilanci truccati

CASALE SUL SILE - Falsificava i bilanci, creava fatture completamente false, addirittura un furto di contabilità del tutto inventato. Bancarotta fraudolenta di oltre tre milioni di euro è l'accusa nei confronti di L.F., 65enne originario di Boscotrecase (Napoli), ma residente a Sottomarina di Chioggia, titolare di un'azienda attiva dal 2007 e operante nel settore dell'allevamento e dei prodotti ittici. La sede operativa era a Casale sul Sile, nel Trevigiano, mentre quella legale era rappresentata da un'abitazione malmessa di Porto Viro (Rovigo). Due, invece, le complici interdette ad esercitare attività di impresa, entrambe polacche, di cui una era la compagna dell'amministratore. 

Tutto è cominciato nel febbraio del 2012 quando il titolare ha dichiarato il fallimento dell'azienda. La guardia di finanza di Treviso ha smascherato l'imprenditore che si faceva chiamare "Delfino", con precedenti per bancarotta e truffa. Le fiamme gialle hanno accertato che il napoletano, attraverso la falsificazione dei bilanci, sarebbe riuscito ad ottenere importanti somme di denaro da vari istituti di credito (Friuladria, Bnl, Banca di Cividale, Unicredit, Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Ubi Banca, Antonveneta). Il fatto di far apparire la sua azienda come sana gli consentiva di ottenere importanti finanziamenti dalle banche, oltre ad anticipi di fatture. Proprio queste ultime venivano create ad hoc dall'amministratore ma risultavano, in certi casi, fasulle. Vantando crediti nei confronti di presunti fornitori, infatti, otteneva importanti aiuti economici per l'acquisto di macchinari. 

I suoi movimenti non sono sfuggiti ai finanzieri, tanto più quando R.L., complice 33enne romena, ha denunciato un furto di contabilità avvenuto in una stazione ferroviaria del paese, inventato per eludere le ricostruzioni del curatore fallimentare. Gli sviluppi delle indagini hanno quindi consentito alle fiamme gialle di scoprire che il partenopeo era affiancato da un altro italiano, residente ad Adria (Rovigo), S.M. di 56 anni, e da tre donne straniere, la romena che ha denunciato il furto e le cosiddette "teste di legno", due polacche, W.B. 39enne di Sottomarina e E.M.S., 36enne con domicilio a Cesena. 

Il modus operandi di "Delfino" consisteva nell'acquisizione seriale di aziende decotte, soprattutto nel Veneziano, e al loro successivo svuotamento. Per lui sono scattate le manette il 19 febbraio. L'autorità giudiziaria ha poi disposto la detenzione domiciliare con l'accusa di bancarotta fraudolenta da 3,7 milioni di euro. 

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