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Cronaca Marghera

"Watec Italy 2016" al via: "A Venezia una piattaforma permanente di ricerca"

L'assessore Venturini ha inaugurato la mostra convegno sul trattamento e la tutela dell'acqua e dell'ambiente, che si terrà fino a venerdì al Palo Expo di Marghera

Wayec Italy 2016 al via. È spettato all'assessore comunale allo Sviluppo economico del territorio, Simone Venturini, in rappresentanza del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, aprire i lavori della mostra convegno dedicata al trattamento e alla tutela dell’acqua e organizzata dalla società internazionale Kenes Exhibitions. Sarà in programma fino a venerdì, al Pala Expo di Marghera.

"L'accesso alle risorse idriche, la gestione delle acque, il trattamento dei reflui industriali e la ricerca di modelli di agricoltura sostenibile sono temi che più di altri caratterizzeranno la nostra epoca - ha detto l'assessore Venturini - Venezia, fin dalla sua nascita, ha dovuto stringere un'alleanza con le acque, amministrandole, addomesticandole e rispettandole profondamente. Anche il presente e il futuro prossimo di Venezia sono caratterizzati da un indiscutibile e ineludibile rapporto con le acque si pensi ad esempio alla grande sfida del Mose, all'altrettanta impegnativa necessità di bonificare e rilanciare Porto Marghera utilizzando le migliori tecnologie di trattamento delle acque inquinate. Il Comune di Venezia – ha concluso Venturini – si candida perciò ad ospitare una piattaforma permanente di ricerca, studio e confronto internazionale sul tema dell'acqua nelle sue più ampie implicazioni”.

Pavel Misiga, direttore pro-tempore della direzione generale Ambiente della Commissione Europea, ha portato a Venezia la visione di Bruxelles. Ha ricordato che l’Unione Europea è composta da 170 bacini idrici, molti dei quali stanno a cavallo tra uno stato e l’altro. Da qui nasce la necessità di una politica idrica comunitaria. Molti progressi sono stati fatti sia per quanto concerne le acque superficiali sia per quanto concerne le acque di falda. Molto però c’è ancora da fare, anche per quanto riguarda i trattamenti dei reflui urbani dove gli obiettivi non sono ancora stati conseguiti. Bisogna per questo adottare politiche ambiziose e investire molto per attuarle. Ad oggi si può contare solo su un 30% di investimenti tra pubblico e privato.

"In Italia spendiamo male i soldi, ma possiamo fare molto meglio dato il livello tecnologico e l'industria manifatturiera che copre tutti i settori. Dovremmo essere tra i primi ma non siamo tra gli ultimi – sostiene Francesco Pareti, economista esperto in finanziamenti europei. L’UE prevede una crescita dell’uso dell’acqua del 50% da qui al 2050, ma quasi il 90% dei bacini fluviali, il 50% delle acque di superficie e il 33% delle acque di falda sono inquinate. C’è molto lavoro da fare - continua Pareti - la sfida è nella gestione del ciclo integrato, non più delle diverse tipologie di acque. E’ l'UE che ci chiede una governance coordinata tra municipalizzate, istituzioni, industrie e famiglie.  Ad Abu Dhabi entro breve, sarà vietato usare l’acqua potabile per irrigare i giardini. L’Olanda è un modello, hanno sistemi di governance avanzatissimi: la tassa sull’acqua viene gestita a livello locale con stakeholder meeting di cui fanno parte anche i cittadini, quando devono essere portati avanti finanziamenti e investimenti."  

“Siamo sottoposti a quello che viene chiamato stress idrico, vale a dire problemi di approvvigionamento di acqua, ovvero non averne a sufficienza per soddisfare le proprie esigenze. Il gruppo intergovernativo del cambiamento climatico prevede che nella sola Europa centrale e meridionale nel 2017 ci saranno 44 milioni di persone che dovranno patire lo stress idrico”  afferma Corrado Clini, docente di scienze ambientale alla Tshingua University di Pechino. “L’innalzamento del livello del mare, precipitazioni sempre più intense, domanda di acqua in aumento impongono modelli che si adattino a nuove condizioni. Non abbiamo alternative e non possiamo aspettare oltre. Secondo i dati della Banca Mondiale il costo per l’adattamento a un aumento della temperatura media globale di 2 gradi costerà dai 70 ai 100 miliardi di dollari all’anno tra il 2020 e il 2050. Di questa cifra, tra i 13,7 e i 19,2 miliardi di dollari, dovranno essere impiegati per migliorare
l’approvvigionamento idrico e la gestione delle inondazioni.

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