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Giovedì, 25 Aprile 2024
Incidenti stradali Fossò

"Quel guard-rail dove morirono Edoardo e Linda non era sicuro, ora qualcuno paghi"

L'anno scorso i due giovani morirono dopo che la barriera penetrò nell'abitacolo dell'auto. Il dolore del padre di Edoardo. La Procura: "Elemento di giunzione inadeguato o danneggiato"

“Sapere che Linda e mio figlio si sarebbero potuti salvare se quel guardrail fosse stato a norma fa ancora più rabbia. Ora che è stata riconosciuta la corresponsabiità dell'Ente gestore della strada, i responsabili devono pagare penalmente”. E' amaro il commento di Angelantonio Ascione, riportate da una nota di Studio 3A, all'indomani dell'udienza preliminare del procedimento per omicidio colposo per la morte del figlio Edoardo, 21 anni, di Fossò, e dell'amica Linda Giorio, 22, di Vetrego, i due ragazzi deceduti nel tragico schianto successo all’alba del 10 agosto 2016, sulla Statale Triestina, a Portegrandi.

La Lancia Y condotta dall'amica Giorgia Favaretto, 22 anni di Mirano, sbandò finendo contro la barriera di protezione che però, anziché trattenere l'auto, penetrò come una lama nell’abitacolo uccidendo i due passeggeri e ferendo gravemente anche il terzo, oltre alla stessa conducente. La quale ha patteggiato un anno e otto mesi, pena dimezzata proprio perché il Gup ha riconosciuto come concausa del sinistro l'anomalia del guardrail.

I familiari del ragazzo, subito dopo la tragedia si erano rivolti a Studio 3A, la società specializzata nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, non solo per ottenere un equo risarcimento ma anche e soprattutto per fare piena luce sulle condizioni di quel “sicurvia” e per chiarire perché si fosse trasformato in strumento di morte.

"Studio 3A ha acquisito tutta la documentazione fotografica del luogo dell'incidente prima del fatto - si spiega nel comunicato - e ha incaricato un esperto, Pierluigi Zamuner, di ricostruire la dinamica dell'incidente. L'esperto, grazie all’esame del veicolo, che riportava ancora incastrato il pezzo di barriera che l'ha infilzata, alla disamina delle foto e alla presa visione del pezzo di guardrail nel punto di discontinuità, ha accertato come, nel tratto curvilineo, gli elementi del sicurvia non fossero raccordati correttamente".

Studio 3A ha trasmesso al penalista della famiglia la perizia e tutto il lavoro di ricerca svolto, risultati determinanti per l'altrettanto tempestiva richiesta di incidente probatorio presentata dal legale al pubblico ministero titolare del procedimento penale, dottoressa Paola Mossa. L'avvocato, evidenziando i difetti di giunzione del sicurvia nel punto dell’impatto, corretti nel nuovo dispositivo installato subito dopo, ha chiesto di disporre una perizia per accertare lo stato antecedente dei luoghi e le modalità di montaggio e manutenzione della barriera, onde verificarne l’incidenza causale con l'evento, e ha sollecitato il sequestro dei rottami del guardrail. Una richiesta accolta dal magistrato, che ha aperto un filone di indagine ad hoc incaricando a sua volta un consulente tecnico, l’ingegner Mario Piacenti, che poi è giunto alle stesse conclusioni sottolineando la “singolarità” del guardrail, dovuta alla presenza di un elemento di giunzione tra lame contigue di tipo inadeguato e danneggiato, fosse da porre in nesso con la sua penetrazione nell’abitacolo.

Ai familiari è già stato completamente liquidato il danno morale per la perdita del proprio congiunto, ma resta da chiudere la questione delle responsabilità, che tuttavia adesso si va delineando. “Nulla restituirà Edoardo ai suoi cari, ma abbiamo almeno la soddisfazione, oltre ad aver ottenuto per loro un congruo risarcimento, di avere fornito un contributo determinante per l'accertamento della verità e dunque delle responsabilità”, commenta il presidente di Studio 3A, Ermes Trovò.

“Oggi sappiamo con certezza che le cose sarebbero potute andare diversamente e che i nostri due ragazzi sarebbero potuti essere ancora qui con noi se quel guardrail fosse stato a norma”, lamenta Angelantonio Ascione, ribadendo di non serbare alcun rancore verso la ragazza che guidava, anzi. “Giorgia ha avuto un colpo di sonno, può capitare a tutti: sarebbe stato diverso se avesse bevuto, ma era sobria. Quella macchina poteva guidarla anche mio figlio” aggiunge il papà di Edoardo. Altro discorso invece per il guardrail. “Quello che però non posso accettare – conclude - è che due ragazzi poco più che ventenni abbiano molto probabilmente perso la vita per la grave responsabilità o quanto meno corresposnabilità di persone che non hanno gestito come dovevano una pubblica strada: non è giusto. Ora mi aspetto che chi doveva manutentare quella barriera paghi, ma non a livello di soldi, che non mi interessano, ma di responsabilità penale. Non può passare il concetto che questi errori ed omissioni restino sempre impuniti. Non mi illudo che le istituzioni ascoltino, quelle che per noi sono disgrazie enormi per loro, purtroppo, sono piccole cose, ma in Italia sono troppi gli aspetti che non funzionano sul piano della sicurezza stradale e non dobbiamo mai smettere di denunciare questi fatti e di chiedere giustizia, nella speranza che queste tragedie evitabili non si ripetano più”.
 

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