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Incidenti stradali

E' morto l'ex ministro Matteoli: fu condannato in primo grado nel processo sul caso Mose

L'ex esponente del governo Berlusconi ha perso la vita lunedì in un incidente. A settembre venne condannato a 4 anni di reclusione per corruzione. Si è sempre professato innocente

L'ex ministro all'Ambiente e alle Infrastrutture, Altero Matteoli, ha perso la vita a 77 anni a causa di un tragico incidente stradale lunedì sulla via Aurelia, all'altezza di Capalbio, in provincia di Grosseto. Era stato imputato nel processo sullo scandalo Mose. Secondo le prime informazioni, il senatore viaggiava da solo su una Bmw quando, in località Il Giardino a Capalbio, non lontano da Ansedonia (Grosseto), si è verificato uno scontro frontale con una Nissan con a bordo un uomo e una donna, rimasti entrambi feriti. Il conducente della Nissan, 50 anni, è stato poi trasferito all'ospedale di Grosseto: le sue condizioni sarebbero gravi. La donna è stato portata con l'elisoccorso all'ospedale di Siena.

Condanna in primo grado

Lo scorso 14 settembre Matteoli era presente nell'Aula C del Tribunale collegiale di Venezia al momento della lettura della sentenza di primo grado nei suoi confronti: venne condannato a 4 anni di reclusione per il reato di corruzione. Reato per cui l'ex esponente di Alleanza Nazionale e Forza Italia, e membro per due volte del governo Berlusconi (ebbe la delega all'Ambiente dal 2001 al 2006 e quella alle Infrastrutture e Trasporti dal 2008 al 2011), si è sempre dichiarato innocente. Più volte aveva parlato in Aula, avendo presenziato a tutte le udienze.

"Non sono un corrotto"

"Non sono un corrotto - aveva dichiarato in una nota - Mai ho ricevuto denaro, né favorito alcuno. Non comprendo quindi questa sentenza verso la quale i miei avvocati ricorreranno in appello". Il Collegio dei giudici nel settembre scorso lo ritenne colpevole di avere ricevuto in due occasioni dazioni di denaro per un importo complessivo di 550mila euro. Venne condannato al pagamento delle spese processuali, all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e all'impossibilità di contrattare con la pubblica amministrazione per 3 anni. Venne disposta anche una confisca di 9.575.000 euro (somma corrispondente al prezzo del reato accertato", dichiarò il giudice Manduzio)".
 

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