rotate-mobile
L'indagine / Mestre Centro

Documenti falsi, le intercettazioni: «Pagano perché spacciano»

Alle indagini della procura e della polizia di Padova hanno contribuito le dichiarazioni di alcuni cittadini irregolari. Un 58enne di Monselice si sarebbe occupato di contattare gli stranieri, che erano soliti frequentare la zona della stazione di Mestre

Documenti falsi per ottenere permessi di soggiorno che consentivano di restare in Italia e continuare a spacciare droga. È quanto emerge dalle indagini della procura e della polizia di Padova, che hanno fornito un video con un estratto significativo delle intercettazioni che hanno portato all'arresto dei presunti responsabili di un'associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Secondo quanto appurato dagli investigatori, decine di persone extracomunitarie avrebbero acquistato, da un gruppo di italiani, pratiche false attestanti un contratto di lavoro che in realtà non esisteva. Anziché essere impiegati nelle aziende indicate nei contratti (ricadenti principalmente nella provincia di Rovigo), molti di loro si recavano quasi quotidianamente nelle aree prossime alla stazione ferroviaria di Mestre, adiacenti a Corso del Popolo e piazza del Mercato a Marghera, notoriamente interessate dal fenomeno dello spaccio. «Tutti i giorni e tutte le sere - si sente dire nel corso di una telefonata tra i presunti responsabili del business illegale - Avevo regolarizzato 30-40 nigeriani. E dopo io li devo andare a beccare la sera sti n**** di m****». Alla domanda dell'interlocutore «Cosa fanno, spacciano?», l'altro risponde: «Eh sì è ovvio, spacciano»

Tale modus operandi è stato rilevato anche di recente, fino ai primi giorni del mese di marzo. Questo ha reso necessarie le esigenze cautelari, con l'obiettivo di bloccare l'attività del gruppo criminale che avrebbe potuto delinquere in maniera analoga anche in relazione al "Decreto flussi 2023". A contribuire alle indagini sono state anche le dichiarazioni rese da alcuni cittadini irregolari: hanno confermato come fosse effettivamente il 58enne di Monselice a fungere da "collettore" con gli stranieri, a tenere personalmente i contatti telefonici e a fissare di volta in volta, d'accordo con il 50enne di Porto Viro (Rovigo), la data, l'ora e il luogo d'incontro per la consegna dei documenti e il ritiro del denaro.

L'articolo originale su PadovaOggi.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Documenti falsi, le intercettazioni: «Pagano perché spacciano»

VeneziaToday è in caricamento