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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Eraclea

Fatture false per la costruzione di un impianto a biogas: sequestro da 440mila euro

Operazione della guardia di finanza di San Donà tra il Friuli e il Veneto. Otto persone, tra le quali Luciano Donadio, sono accusate di frode e riciclaggio. Una società avrebbe ottenuto un contributo europeo di 200mila euro gonfiando i costi

Otto persone accusate di reati finanziari che vanno dalla truffa per l'ottenimento di fondi pubblici all'emissione di fatture false, oltre a riciclaggio e autoriciclaggio. L'indagine, coordinata dalla procura di Udine ed eseguita dalla guardia di finanza di San Donà di Piave, era partita nel 2019 dalle verifiche nei confronti di Luciano Donadio, considerato il boss dei casalesi di Eraclea, e di due società cartiere a lui riconducibili.

Dagli accertamenti è emerso il legame tra una di queste società e un'impresa agricola friulana, che avrebbe ottenuto 200mila euro da fondi europei per la realizzazione di un impianto di produzione elettrica da biogas a San Daniele del Friuli (effettivamente costruito, ma mai entrato in funzione). L'impresa friulana avrebbe gonfiato i costi, dichiarando una spesa più che raddoppiata rispetto a quella effettiva e riuscendo così a ottenere il massimo del contributo europeo.

La truffa sarebbe stata portata a termine con la complicità di Donadio e della sua azienda cartiera, che avrebbe emesso una serie di fatture per operazioni inesistenti e poi restituito il denaro all'impresa friulana con varie modalità: "prestiti occasionali" oppure contratti con un'altra società dello stesso gruppo friulano. Le operazioni illecite sono state quantificate in 320mila euro, l'evasione totale delle imposte e dell'Iva in oltre 150mila euro.

I finanzieri, proprio attraverso l'analisi dei flussi bancari di ritorno, sono riusciti a ricostruire i movimenti del denaro. Il Gip del tribunale di Udine, visti i risultati delle indagini, ha firmato un decreto di sequestro equivalente alla cifra accumulata illegalmente: disponibilità finanziarie e cinque immobili, per un importo totale di oltre 440mila euro. Nell'indagine risultano coinvolti tre imprenditori friulani, quattro del sandonatese e uno trentino. Alcuni di loro hanno precedenti per reati dello stesso genere.

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