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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Marghera / Via della Pila

La "barbanera" sfrattata dal cavalcavia: "I veneziani ci aggrediscono, torneremo qui"

Lei è una 24enne che martedì mattina aspettava la fine dell'intervento della polizia locale con le due zie: "Se mi dessero un tetto sopra la testa ci andrei. Guadagno 15 euro al giorno"

"Noi non rubiamo, chiediamo solo l'elemosina. Alcuni veneziani invece ci minacciano, sono spuntati anche coltelli". A parlare è una 24enne "barbanera" di nazionalità romena che martedì mattina ha subito la visita degli agenti della polizia locale e degli operatori Veritas per lo sgombero di bivacchi e rifiuti sotto al cavalcavia di via della Pila a Marghera. Assieme alle sue due zie di 45 e 55 anni aspetta il da farsi mentre lì vicino viene accatastato numeroso materiale destinato alla discarica: "Noi non facciamo male a nessuno - spiega tranquilla - non ce l'abbiamo con gli agenti, loro fanno solo il loro lavoro. Sappiamo che non possiamo stare qui, ma non abbiamo altro posto dove andare". 

Lo sgombero dei bivacchi da via della Pila

"QUINDICI EURO AL GIORNO" 

Le zie annuiscono: dimostrano 70 anni, non 50. Pochi denti in bocca e una miriade di rughe che già fanno capolino sul volto. Spiegano che vivono tutti insieme sotto alla porzione centrale del cavalcavia: mogli, mariti ed eventuali figli, per chi ce li ha. "I miei due sono a casa, in Romania, e mandiamo loro i soldi", spiega la 24enne. Lasciano intendere che ci sia un sistema poco organizzato per quanto riguarda i soldi: "Ognuno chiede l'elemosina per sé - spiega - io riesco a racimolare circa 15 euro al gioirno, ma tra cibo e medicine mi rimane poco. Lo mando ai miei figli". Di bollette non ne pagano, men che meno di affitti. Quindi comunque si potrebbe trattare di un discreto gruzzoletto.

"I VENEZIANI CI OFFENDONO E CI AGGREDISCONO" 

"Ci sono i giorni migliori e peggiori - dichiara - in tanti ci offendono e ci aggrediscono. Rubare è una cosa brutta però, noi non lo facciamo". Nel frattempo l'intervento della polizia locale prosegue: "Non sappiamo dove andremo - si guarda intorno - credo che torneremo qui quando tutto sarà finito. Guarda, queste sono le medicine per mio marito. E' a Venezia a elemosinare". Tira fuori un sacchetto con diverse confezioni di cartone: "E' molto malato - continua - se mi dessero un tetto sotto cui dormire certo che ci andrei, ma non abbiamo i soldi". Evidentemente, però, il gioco vale la candela se si continua a patire il freddo d'inverno e il caldo d'estate: "Veniamo da una regione a est della Romania, siamo cristiani - specifica -, durante il Ramadan ci hanno aggredito gli spacciatori magrebini che stanno oltre l'inferriata (indica la zona del cavalcavia più vicina al parcheggio, ndr). Se qualcuno ci prende i soldi o ci coordina? No, non abbiamo nessun capo. I soldi li teniamo per noi. E non bastano. Venezia è una città come le altre - conclude - non credo ci sia un motivo particolare per cui siamo venuti qui. E' probabile che ci resteremo però. Solo questione di tempo, poi torniamo sotto questo cavalcavia". 

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