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Parla l'imprenditore vessato: «Si sono presi l'azienda e poi ci hanno sequestrati, menati, minacciati»

L'intervista di TrevisoToday a Stefano Venturin, trevigiano che ha dato il via all'indagine terminata l'altro giorno con 33 misure cautelari nei confronti di persone accusate di associazione mafiosa. Fu vittima di sequestro ed estorsione nel 2013

Stefano Venturin era direttore della GS Scaffalature e automazioni srl. Nel 2013 i carabinieri intervengono a Galliera Veneta (Padova) nella sede dell'azienda e raccolgono la sua testimonianza. Aveva tumefazioni al volto e sul posto c'erano ancora i responsabili dell'aggressione, i Bolognino, affiliati alla famiglia di Nicolino Grande Aracri. I fatti sono stati ricostruiti sia grazie alle dichiarazioni di Venturin e della moglie, sia tramite le conversazioni telefoniche intercettate.

Botte e minacce: i metodi mafiosi della cosca

Sono diversi gli episodi criminali accertati dagli investigatori contro Venturin. «Venturin viene fatto entrare in una stanza e privato del cellulare - si legge nella ricostruzione del gip -. Michele Bolognino si posiziona con la sedia e ostruisce la porta di accesso». Sergio Bolognino attacca Venturin: «Cosa cazzo stai facendo? Tu e tua moglie siete... no tu mi dai la procura se no ti stacco la testa». In quell'occasione Venturin racconta di essere stato rinchiuso dalle 19 alle 21.30.

Le indagini dei carabinieri e della guardia di finanza hanno fatto luce su un sistema di estorsioni, riciclaggio e reati fiscali messo in atto negli ultimi anni prima in Emilia e poi in Veneto, in particolare tra i territori di Padova e Venezia. Un'associazione di stampo mafioso costituita principalmente per ripulire denaro sporco proveniente dalla Calabria.

Da TrevisoToday

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