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Cronaca

Presa banda di predoni incalliti, refurtiva per mezzo milione di euro

Un'associazione a delinquere italo-moldava è stata disarticolata dai carabinieri. Accertati 38 furti in case, negozi e assalti a bancomat

Negozi, abitazioni o bancomat non facevano grossa differenza per loro. L'importante è che fossero obiettivi in grado di riempire le loro tasche e di facile accesso. I carabinieri del nucleo investigativo di Venezia era da un anno e mezzo che stavano con il fiato sul collo di una organizzazione criminale molto attiva, in grado di mettere a segno colpi anche ogni sera, tra concessionari, scuole, banche, bar, tabaccherie, studi dentistici. Ora, però, sono scattate le manette. E ciò che più conta a cinque componenti della banda viene contestato anche il reato di associazione a delinquere: un capo d'imputazione ben più pesante rispetto al singolo furto perpetrato. Ciò consentirà al sistema della giustizia di tenere in carcere per più tempo chi si è macchiato di almeno una quarantina di furti in gran parte del Nordest.

LA BANDA IN AZIONE NELLA NOTTE - GUARDA IL VIDEO

La banda in azione, le fasi della razzia (sopra c'è il video)

La mappa dei raid è ben più "densa" nel Veneziano, però. Con il territorio di Martellago "visitato" per sei volte. E il resto del Miranese almeno per altrettante. Ma ci sono furti anche a Camponogara, a Mira, a Pramaggiore, oltre che nel Trevigiano, nel Veronese (a Sanguinetto rubarono ben cinque auto in un colpo solo in una concessionaria) e nel Padovano. Durante le indagini ci sono stati arresti e denunce, oltre che sequestri di varia refurtiva, ma ora gli investigatori sono riusciti a risalire la piramide del crimine fino alle sue "menti": a tenere le redini del sodalizio E.F., 44enne pregiudicato residente a Zelarino, al pari del proprio nucleo famigliare. Indagati infatti sono anche la madre e un fratello titolare di un compro oro di Venezia, perquisito sabato mattina dalle forze dell'ordine.

Sgominata banda di predoni, razziavano il Nordest

Era lui, assieme a un complice 38enne di nazionalità moldava residente a Spinea, V.B., a effettuare i sopralluoghi e a scegliere gli obiettivi da visitare. Dopodiché ci si affidava agli uomini della banda disponibili. Che di volta in volta potevano mutare in base anche al tipo di assalto. Come il 30 maggio 2013, quando il sodalizio entrò in un esercizio di Rio San Martino di Scorzé trafugando in pochi minuti le slot machine e caricandole nel furgone (GUARDA IL VIDEO), oppure quando poche settimane più tardi tentarono l'assalto a un PostaMat di Santa Maria di Sala (GUARDA IL VIDEO) senza riuscire nell'intento, o, infine, quando invece riuscirono a far saltare un bancomat a Martellago. Erano decisi a tutto pur di portare a casa il bottino: dopo il raid di Rio San Martino, infatti, con il loro furgoncino carico di refurtiva speronarono pure una gazzella dei carabinieri.

Ripuliti anche almeno quattro compro oro in provincia di Treviso. Del resto il canale per ricettare i gioielli rubati nelle abitazioni con ogni probabilità l'avevano già in laguna. Come per monetizzare (cinque euro al chilo) il rame che via via veniva trafugato durante le scorribande criminali la banda poteva contare su un imprenditore fino ad ora incensurato. Si tratta di V.T., 41enne titolare di una ditta di raccolta materiali ferrosi. Il gip ha chiesto l'arresto anche di due punti di riferimento in Moldavia del sodalizio: un 30enne e un 44enne, che le forze dell'ordine stanno cercando di individuare. Con le ultime ordinanze di custodia cautelare i carabinieri quindi sono convinti di aver chiuso il cerchio di indagini avviate con il colpo di Rio San Martino e caratterizzate via via di alcuni arresti.

Come quello prroprio di E.F., la "mente", che finì in manette nel 2013 a Olmo di Martellago assieme ai suoi quattro complici mentre stava per ripulire un bar. In quel caso i delinquenti scambiarono i carabinieri in borghese per "colleghi" in azione notturna. Intimando loro di aspettare il loro turno. Erano arrivati prima loro. Per questo motivo sia E.F., sia V.B, al momento della notifica dell'ordine d'arresto si trovavano già ai domiciliari. Ora, però, per loro si sono spalancate le porte del carcere di Santa Maria Maggiore. Ad oggi è stata recuperata parte della refurtiva per oltre 500mila euro di valore, con quasi 10 tonnellate di rame e diciassette automobili.

LA MAPPA DEI COLPI


 

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