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Cronaca

Magistrato alle acque, stangata ai dipendenti: lo Stato rivuole i soldi

Un centinaio di lavoratori deve restituire somme tra mille e 800mila euro per incentivi ricevuti e ora giudicati illegittimi dalla Corte dei conti

I soldi vanno restituiti: è quanto stabilito dalla Corte dei conti, che non ha concesso il visto al piano di incentivi elargiti ai dipendenti dell'ex Magistrato alle acque (ora Provveditorato interregionale per le opere pubbliche) e che adesso vuole indietro anche quelli già incassati negli anni passati. Come riporta il Gazzettino, si tratta di un centinaio di lavoratori che si trovano a dover restituire somme variabili: si parte da un migliaio di euro e si arriva, per alcuni ex dirigenti, a 800mila euro. In totale ci sono circa 5 milioni in ballo.

A determinare la decisione sarebbe una diversa interpretazione della Legge Merloni, che stabilisce le norme per i dipendenti della pubblica amministrazione che seguono grandi appalti: per anni tutti coloro che seguivano i lavori del Mose hanno percepito la propria quota, ora emerge che questo non doveva avvenire perché il Magistrato non era stazione appaltante (i lavori erano stati dati in concessione al Consorzio Venezia Nuova) e perché mancava la nomina del responsabile unico del provvedimento.

Una parte dei dipendenti colpiti dal provvedimento si è già mossa per fare ricorso: la loro motivazione è che anche per il lavoro di controllo svolto dal Magistrato sono previsti gli incentivi; e per quanto riguarda il responsabile, in mancanza di una nomina formale il ruolo resta al capo dell’ufficio e ai collaboratori. Inoltre, ricordano, per anni l’Avvocatura di Stato e la Corte dei conti hanno dato il loro visto a quegli incentivi. Un primo ricorso è già stato discusso davanti al giudice del lavoro di Venezia, ma per una decisione bisognerà aspettare almeno la primavera. Intanto resta l'amarezza tra i dipendenti, tutti rimasti indistintamente travolti dallo scandalo Mose, anche quelli che hanno lavorato onestamente. E sul futuro dell'ente non c'è alcuna certezza.

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