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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Il report di Legambiente: «L'aria di Venezia è malata»

Pubblicato il nuovo studio Mal'aria 2020. Negli ultimi 10 anni il capoluogo ha sempre superato i limiti di Pm10. Il nuovo decennio si apre con 18 sforamenti nelle prime 3 settimane

«L’aria in Veneto è malata». A dirlo è Legambiente Veneto, commentando il nuovo report Mal’aria 2020, che analizza ogni anno i dati registrati dalle centraline della rete delle Arpa. Il report annuale sull’inquinamento atmosferico in città quest’anno scatta una triplice foto sul nuovo anno che si è aperto con città in codice rosso, sul 2019 e sul decennio appena conclusosi.

Il report Mal'aria completo

Dieci anni da dimenticare

Considerando gli ultimi 10 anni, sono 19 le città italiane che hanno superato i limiti di concentrazioni di polveri sottili 10 volte su 10, tra questa figura anche Venezia. Il Veneto guadagna la prima posizione per numero di capoluogo "malati cronici", con ben 6 città che per tutto il decennio hanno superato i limiti di legge; seguono la Lombardia e l’Emilia Romagna con 5 città ciascuna. Scendendo poi nel dettaglio dell’analisi regionale, si può notare come in tutte le città l’aria respirata nel corso del 2019 è malsana per oltre 100 giorni l’anno, quasi un giorno su tre, in cui il Pm10, nel periodo invernale, e l’ozono, nel periodo estivo, superano il limite di legge.

Il 2020 non si prospetta migliore

L'inizio del 2020 non prospetta nulla di buono. Nelle prime tre settimane del 2020, Treviso ha superato per 19 giorni i limiti di PM10. Ma in tutte le città si soffoca: a Venezia e Padova i giorni di superamento sono 18, segue Vicenza con 17. Male va anche Rovigo e Verona con 15 giorni di superamento dei limiti di legge. «In questo contesto - commenta il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro - non possiamo che rimanere stupiti dalle continue dichiarazioni di questi giorni da parte di sindaci e amministratori pubblici che giocano a confezionare fake news strumentalizzando dati e informazioni parziali per giustificare l’assenza coraggio e di una visione programmatoria a medio e lungo termine. Se infatti il riscaldamento a biomasse a livello regionale e nazionale incide molto sull’emissioni di Pm10 primario, a livello urbano è il traffico il settore maggiormente impattante. La smettano di sostenere il contrario».

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