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Cronaca

Malasanità nel Veneziano, rimborsi pattuiti: "Assicurazione non paga"

Due famiglie veneziane rivoltesi a Studio 3A per altrettanti casi di malasanità annunciano che faranno causa alle Ulss: "La compagnia non ci ha liquidato"

La mediazione è andata a buon fine, il danno è stato riconosciuto, l'indennizzo concordato, la quietanza è stata già emessa e inviata da parte della gestionaria in Italia. Ma la compagnia assicurativa, con sede in Romania, non paga. A denunciare il caso, e a riproporre tutte le legittime domande già sorte in passato sulla effettiva capacità della compagnia di far fronte ai propri impegni, è Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini.

Tra gli altri sono stati seguiti due casi di malasanità, entrambi nel Veneziano, denunciati dai genitori di un bambino di Pianiga e da una settantenne siciliana che all'epoca dei fatti contestati, nel 2010, si trovava a San Donà di Piave. Il piccolo nel 2012 si era fratturato il polso ma a causa di una errata condotta terapeutica dei sanitari del reparto di Ortopedia e Traumatologia di Dolo era stato costretto a ricorrere ad un altro ospedale e a sottoporsi ad altri interventi per correggere la “guarigione in posizione viziata” dell'arto. La donna invece, nel 2010, a causa della “leggerezza” di un medico del Pronto Soccorso del nosocomio di San Donà, che aveva minimizzato i suoi sintomi, è stata colta da un infarto da cui per fortuna si è ripresa ma che le ha causato gravi conseguenze.

In entrambi i casi, dopo varie fasi, si è arrivati al riconoscimento del danno e alla sua quantificazione economica: somma concordata dai danneggiati e dalla società gestionaria in Italia, che ha già emesso le relative quietanze. Ma sono ormai passati oltre tre mesi e la compagnia non liquida il danno. "A questo punto i nostri clienti saranno costretti ad intraprendere un'azione legale nei confronti degli ospedali assicurati con quella compagnia, per ottenere quanto spetta loro", spiega Ermes Trovò, amministratore di Studio 3A. Un problema che coinvolge non solo le due aziende sanitarie, ma  anche decine e decine di enti pubblici italiani che hanno contratto polizze assicurative con la stessa compagnia, in virtù dei premi verosimilmente convenienti che essa offriva.

Non solo: "Nel 2012 - continua Trovò - a fronte di tutta una serie di gravi irregolarità riscontrate, Ivas, l'autorità di vigilanza italiana, aveva vietato alla compagnia la stipula di nuovi contratti in regime di libera prestazione di servizi in Italia. Ci auguriamo che i motivi per i quali Ivas è intervenuta allora non abbiano creato strascichi tali per cui ora la compagnia non paga i nostri clienti".

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