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Cronaca

Le forze dell'ordine scendono in piazza: «Basta aggressioni agli uomini in divisa»

Anche una delegazione veneziana ha partecipato alla manifestazione in piazza del Popolo a Roma

«Non troverete un solo operatore in divisa sereno in tutta Italia. Tentare di far passare per un pigolio l’urlo che si leva da questa piazza, fingere che i nostri appelli siano solo temi da opposizione di governo è controproducente e da bugiardi. Non siamo qui contro qualcuno, siamo qui per qualcosa, per richiamare l’attenzione su temi troppo sottovalutati». C'era anche una delegazione veneziana mercoledì mattina in piazza del Popolo a Roma, alla manifestazione nazionale “Basta aggressioni agli uomini in divisa”.

L’urlo di cui ha parlato Valter Mazzetti, segretario generale della Federazione nazionale della Polizia di Stato che unisce anche Es, Ls, Consap, Lisipo, Anfedipol, Pnfd, Mp e Italia celere, dal palco è quello di migliaia di lavoratori del comparto sicurezza, accorsi da tutta Italia rispondendo alla chiamata dei rappresentanti sindacali. «Basta aggressioni – ha detto Mazzetti, – per noi vuol dire basta a un sistema in cui dominano un’ipocrisia e un attendismo che la sicurezza pubblica e degli operatori non ammettono. Un sistema che non tutela chi veste l’uniforme da aggressioni fisiche, psicologiche, legali, giudiziarie, economiche, da carenze che le rendono possibili, da un lassismo che le rende ammissibili».

Le violenze alle forze dell'ordine sono ormai vicende diventate quotidiane in tutto il Paese. «Aggressione è non poter svolgere il proprio lavoro nella maniera più sicura, efficiente ed efficace possibile, con organici e mezzi adeguati, è abusare del nostro lavoro lasciando sulle nostre spalle il peso di problemi che non ci competono, ma sono il frutto di politiche inadeguate che non si è capaci di gestire se non facendo diventare tutto un problema di ordine pubblico - ha aggiunto Mazzetti -. E’ ora di dire basta a troppe aggressioni, non troverete un solo operatore in divisa in tutta Italia che non sia sfiancato e avvilito e stufo, ed oggi gridiamo il nostro dissenso perché siamo servitori, ma non servi».    

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