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Cronaca

Più di 350 mila mascherine ritirate e sostituite nella Città metropolitana di Venezia

Hanno caratteristiche analoghe a quelle dei dispositivi sequestrati in tutta Italia per ordine della procura di Gorizia: il marchio Ce potrebbe essere falso. Erano state distribuite alla polizia locale e al gruppo Avm. Cambiate appena avuta segnalazione

Sono più di 350 mila le mascherine Ffp2 e Ffp3, fornite dalla protezione civile nazionale, finora individuate e ritirate nel territorio della città metropolitana di Venezia. Non appena ricevuta segnalazione l'ente ha provveduto a sostituirle. Si tratta di dispositivi che potrebbero essere irregolari come quelli sequestrati in tutta Italia su ordine della procura di Gorizia. Il provvedimento di fine marzo scorso ha portato alla verifica di quasi 60 milioni di pezzi con marchio Ce (Conformità europea) che potrebbe essere falso. Il sostituto procuratore indaga nei confronti di ignoti per l'ipotesi di reato di vendita di prodotti con certificazioni mendaci.

Le operazioni di verifica della guardia di finanza stanno continuando. Si parla, finora, di 150 mila mascherine destinate al Comune di Venezia e impiegate prevalentemente dagli operatori della polizia locale, altre 50 mila ad altri comuni della città metropolitana, 200 mila destinate al personale di Avm/Actv. Tra domani e venerdì quelle ritirate saranno portate al centro regionale di Bonisiolo (Mogliano Veneto) per essere messe a disposizione della finanza. Nessuno si è trovato in difficoltà, rassicura il Comune, che ha potuto far riferimento a scorte acquistate nei mesi scorsi e ad altre fonti di approvvigionamento da cui attingere per disporre velocemente di mascherine.

«Auspichiamo - commenta Daniele Giordano, segretario della Funzione Pubblica Cgil Venezia - che il Comune abbia fatto una verifica puntuale in tutte le direzioni e che tali dispositivi non siano in uso in altri uffici. Il Comune ha scelto di sostituire quei dispositivi di protezione con mascherine che, pur non avendo il marchio Ce, sarebbero state sottoposte a test e validate dall’Università di Padova. Ci auguriamo si eviti una ricerca in autonomia dei dispositivi fuori dagli approvvigionamenti del sistema socio sanitario territoriale. Chiediamo - prosegue Giordano - che sia disposta una verifica da parte delle autorità competenti su tutto il livello metropolitano, in modo da essere certi che non vi siano casi».

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