La Metro chiude, anzi no. Ma ridimensionerà il personale. Come riportano i quotidiani locali, infatti, l'ipermercato cambierà nome, diventando "Horeca", acronimo che sta per Hotellerie-Restaurant-Cafè, con un esperimento già avviato a Roma. La multinazionale ci investirà qualche milione di euro, rendendo il punto di Marghera un centro vendita di cibo e forniture per alberghi, bar e ristoranti. Ma a rimetterci sarà comunque il personale.

La scorsa settimana era arrivata la doccia fredda, dal giorno alla notte: Metro chiude i battenti, con 72 dipendenti lasciati a casa, senza stipendio. Poi la multinazionale ha cambiato idea, ma imponendo dei rigidi paletti: i dipendenti dovranno scendere a 35. Un effettivo dimezzamento del personale, al quale i sindacati dovranno pensare in tempi stretti, perché c'è il rischio che i tedeschi cambino un'altra volta idea. Si tratta solo di una strategia? Questo è quello che pensano i lavoratori della sede veneziana, convinti che il ridimensionamento ed il nuovo "format" fossero già previsti, e l'annuncio improvviso della chiusura sia servito solo per imporre la ristrutturazione dell'azienda e dell'organico interno.

Ora si dovrà prendere una decisione, perché per quanto triste ed ingiusto, meglio lasciare a casa 37 lavoratori piuttosto che 72. Roberto Cappellieri, segretario della Filcams-Cgil e colleghi, quindi, dovranno guardarsi in faccia, e prendere una decisione in tempi rapidi. Ecco perché venerdì mattina, nella saletta Rsu della Metro di Marghera la Cgil metterà a disposizione un punto di consultazione, affinché i dipendenti possano "farsi i conti in tasca", e capire se sussitano presupposti per il prepensionamento o per altre tipologie di ammortizzatori sociali. Dei dipendenti "veneziani" dell'azienda, 9 hanno superato i 60 anni, mentre sono 30 le persone tra i 55 e i 59 anni.