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Cronaca

Indagato l'editore di Rete Veneta e A3. L'accusa: «Minacciava e denigrava con le sue tv il direttore dell'Ulss 7»

Indagine della guardia di finanza nei confronti del patron Giovanni Jannacopulos: secondo la procura, «si adoperava per mettere in onda servizi tesi a screditare l'operato del dirigente sanitario Carlo Bramezza»

Minacce al direttore dell'azienda sanitaria Carlo Bramezza per condizionare le scelte nell'ospedale di Bassano, con il ricatto, in caso di rifiuto, di avviare una campagna mediatica denigratoria. È l'accusa rivolta dalla procura di Vicenza a Giovanni Jannacopulos, editore di Antenna 3 e Rete Veneta, che ha portato in queste ore alla misura cautelare del divieto di esercitare l'attività di editoria per le due emittenti tv. L'ipotesi di reato è minaccia a pubblico ufficiale continuata. Ad eseguire la misura sono stati i finanzieri del gruppo di Bassano del Grappa.

In base agli accertamenti dei finanzieri, Jannacopulos avrebbe «posto in essere ripetutamente condotte di minaccia nei confronti di Carlo Bramezza», attuale direttore generale dell'Ulss 7 Pedemontana ed ex dg dell'Ulss 4 del Veneto orientale, «per indurlo a compiere atti contrari ai doveri di ufficio»: l'indagato, «a fronte del rifiuto opposto da Bramezza», avrebbe messo in atto «una deliberata e continua campagna denigratoria diffusa attraverso le emittenti televisive Rete Veneta ed Antenna Tre», nelle quali Jannacopulos svolge di fatto l'attività di direzione e gestione.

L'indagine è stata avviata a novembre 2021 in seguito a una denuncia dello stesso Bramezza: alla guardia di finanza ha spiegato che Jannacopulos si era presentato come titolare dell'associazione "Elios onlus", che aveva fatto cospicue donazioni all'ospedale di Bassano del Grappa, e «gli aveva esplicitamente richiesto, con toni perentori ed insistenza, di orientare alcune scelte gestionali fornendo in cambio visibilità e "tranquillità nella gestione" dell'azienda sanitaria attraverso le proprie emittenti televisive». Le scelte gestionali riguarderebbero «la disposizione di spostamenti del personale medico dell'ospedale di Bassano, la concessione ad alcuni dirigenti medici di maggiore autonomia funzionale dal primario, la concessione di un periodo di aspettativa per motivi di studio ad un medico cardiologo».

In una occasione Jannacopulos avrebbe riferito al segretario di Bramezza che, qualora le sue richieste non fossero state soddisfatte, «... avrebbe provveduto a fare iniziare gli attacchi....». Effettivamente, a fronte della resistenza opposta dal dg alle pressioni, Jannacopulos avrebbe messo in onda «continui servizi giornalistici tesi a screditare l'operato del direttore nella gestione dell'azienda sanitaria, ma anche la persona e le qualità manageriali di Bramezza».

La campagna mediatica, portata avanti «con pervicacia», si è rivelata «estremamente pressante - secondo le parole del procuratore Lino Giorgio Bruno - ed è andata progressivamente acuendosi fino ad atteggiarsi come un attacco personale, mirato a indurre gli amministratori regionali a provvedere alla sostituzione di Bramezza». Le indagini si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche: «Numerosi contatti intrattenuti dall'indagato con esponenti del governo regionale, amministratori di enti pubblici e rappresentanti politici» hanno permesso di «trovare conferma dell'ostilità nei confronti di Bramezza» e dell'intento di «ingerirsi e condizionare le scelte riguardanti la gestione dell'azienda sanitaria per fini esclusivamente personali, e comunque estranei al corretto esercizio di critica proprio dell'attività giornalistica».

Secondo il procuratore, è emerso dalle conversazioni intercettate «il continuo tentativo di creare un dissenso diffuso attorno al dg e al suo operato, dal contenuto palesemente e deliberatamente denigratorio, in virtù delle sue numerose conoscenze e della capacità intimidatoria di servizi televisivi, sui quali aveva pieni poteri decisori nonostante l'assenza di incarichi formali nelle emittenti e nelle società controllanti».

La risposta della società editrice

La società editrice, tramite il legale rappresentante Filippo Jannacopulos, figlio di Giovanni, chiarisce che la vicenda di cui si occupa la procura di Vicenza «non ha nulla a che vedere con l'attività delle tv. Riguarda un fatto personale di mio padre, ma la società cui fanno capo le emittenti non è coinvolta, tant'è che non è stata oggetto di alcun provvedimento, nè ad acquisizioni di materiali». Filippo, come riporta l'Ansa, smentisce che il padre fosse di fatto responsabile de "l'attività di direzione e gestione" delle emittenti: «L'informazione - sottolinea - è sottoposta a regole precise. Ci sono direttori, editori, e nulla ci è stato contestato dalla Procura di Vicenza. Che effetto c'è sulle due tv? Nessuno».

Il commento dell'Ulss 7

L’Ulss 7 Pedemontana, nel prendere atto dell’ordinanza, comunica di attendere con fiducia l’esito delle indagini. «L’azienda metterà a disposizione ogni documentazione utile a fare completa chiarezza sulla vicenda», chiarisce la dirigenza, mentre il direttore generale Carlo Bramezza commenta: «Innanzitutto ringrazio il Gruppo di Bassano del Grappa della guardia di finanza per l’attenzione e l’impegno profusi nell’indagine. Al di là degli attacchi personali che sono stati rivolti alla mia persona, questo provvedimento dimostra la buona fede e la correttezza con cui la nostra azienda sanitaria ha sempre operato per la salute dei cittadini e soprattutto tutela la reputazione di tutto il personale che in tutti questi mesi ha visto mortificate le proprie competenze e la propria dedizione quotidiana. Una volta di più ora i cittadini sanno di poter contare su un sistema sanitario che certamente non è perfetto, perché migliorare è sempre possibile, ma è gestito con grande impegno, professionalità e organizzazione. Ho massima fiducia nell’Autorità giudiziaria che sta svolgendo le indagini».

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